Il coronavirus? L'hanno inventato i giornali
L'Oms - che come tutte le articolazioni dell'Onu non serve ad altro che a spendere un bel po' di soldi pubblici garantendo poltrone ai fortunati - ieri ha trovato i colpevoli del coronavirus: siamo noi giornalisti e anche un po' voi che ci leggete e magari scrivete allarmati sui social. Perché non c'è una epidemia di contagi, ma una “infodemia”, parola coniata ieri per dire che la spariamo grossa tutti sui giornali, sulle tv, sulle radio e sul web e virali sono quindi le notizie allarmanti che contagiano tutti, non i malati di Wuhan e dintorni che si sono presi la malattia. Quindi basta che spegniate le tv, le radio e i computer e che lasciate in edicola i quotidiani e non rischierete nulla: non ci sarà bisogno di lavarsi le mani o di mettersi in fila in farmacia per acquistare le benedette mascherine. Fa piacere avere una Organizzazione mondiale della sanità in grado di sconfiggere il virus così in fretta in poche mosse. Finalmente, perché l'Oms fin qui è stata il proprio il principale motore di quella che oggi definiscono “infodemia”, che si potrebbe tradurre in “informazione impazzita”. Bisogna sapere infatti che a dirigerla è un signore etiope, tale Tedros Adhanom Ghebreyesus, che su quella poltrona assolutamente ben retribuita non sarebbe arrivato senza l'appoggio decisivo di Pechino. Quindi da settimane ha una sola preoccupazione: non dare dispiaceri al suo sponsor principale. Così il nostro Tedros quando a Wuhan e dintorni già il virus impazzava, ha rassicurato tutto il resto del mondo spiegando che il rischio di contagio era “moderato”. Solo che di giorno in giorno lo sponsor lo stava contraddicendo, raddoppiando il numero ufficiale dei contagiati e pure quello dei morti. Allora il valoroso etiope dell'Oms ha dovuto cambiare il barometro ufficiale: “rischio alto a livello globale”. Poi la Cina ha chiuso in gabbia 60 milioni di persone, i primi casi di coronavirus sono arrivati nel resto dell'Asia, in Europa, in Africa e nel continente americano e allora l'Oms ha dovuto arrendersi dichiarando la «emergenza sanitaria globale». Ma dicendolo il nostro signor Tedros ha tenuto a puntualizzare: «Non è un voto di sfiducia verso la Cina, che anzi sta rispondendo alla crisi in modo eccezionale». Adesso dobbiamo prendere da questa indiscussa autorità anche lezioni di giornalismo. Chiniamo il capo profondendoci in scuse: il virus è una bazzecola, inventata dalla stampa per mettere in cattiva luce la Cina, maestra di trasparenza e di verità. Se volete la verità, abbonatevi quindi al Quotidiano del Popolo.