Coronavirus, 60 italiani tornano dalla Cina. Il governo: tutti in quarantena
I morti sono 170. Borse a picco. Calcio, Pechino sospende il campionato
Il bilancio del virus cinese continua ad aggravarsi. È salito a 170 morti e 7711 contagi, di cui 1737 nuovi, il conto delle vittime del nuovo coronavirus: 37 decessi sono avvenuti nella provincia di Hubei e nella città di Wuhan, epicentro dell'epidemia, e uno nella provincia sud occidentale del Sichuan. Il governo italiano è al lavoro per rimpatriare i 60 connazionali che chiedono di rientrare dalla Cina. Dovrebbero atterrare domani nell'aeroporto militare di Pratica di Mare. "Bisogna tenere alta l'attenzione, ma non fare allarmismo. In Italia abbiamo i controlli più elevati. Ho chiesto una riunione urgente dei ministri europei per capire come affrontare la situazione", ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza al Corriere della Sera. Gli italiani saranno subito messi in quarantena per 14 giorni, un cambio di rotta rispetto a quanto dichiarato dal direttore dell'Istituto Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito, che aveva escluso la "quarantena automatica" per tutti i connazionali. Leggi anche: Coronavirus, turista cinese ricoverato a Roma: "Eccola là... semo fatti" Continuano poi le misure per tentare dei arginare la diffusione della grave forma di polmonite. La Federcalcio Cinese ha annunciato il rinvio di tutte le partite della stagione 2020 "al fine di cooperare con la prevenzione e il controllo dell'epidemia dovuta al nuovo coronavirus e per proteggere la salute di tifosi, media, giocatori, allenatori, club e personale distrettuale", si legge in un comunicato. Intanto le borse asiatiche continuano a perdere. L'indice di riferimento dell'azionario asiatico MSCI Asia ex Japan scende per la sesta sessione consecutiva. La borsa di Shanghai rimane chiusa in occasione della festività del Capodanno Lunare. La borsa taiwanese crolla del 5,75%, male anche Hong Kong, che cede più del 2%. Seoul -1,85%, Sidney limita i danni a -0,33%. Le multinazionali intanto fuggono la regione. Ikea ha deciso di chiudere in via temporanea tutti i suoi 30 punti vendita presenti in Cina. Soltanto ieri, il gruppo aveva deciso di chiuderne la metà e di ridurre le ore lavorative. General Motors, il principale produttore americano di auto che opera in Cina, ha riferito ai dipendenti che le sue fabbriche in Cina rimarranno chiuse fino al prossimo 9 febbraio, motivando la decisione con il pericolo del coronavirus. Starbucks ha chiuso già più della metà delle sue caffetterie in Cina, ma l'AD Kevin Johnson ha detto che la società non esiterà a chiuderne di più, se necessario. Restrizioni ai viaggi e chiusure degli uffici in Cina per i colossi del web Google, Microsoft e Amazon.