giallo a viale mazzini
In Rai la truffa del finto ministro
Un attacco informatico alla Rai? Un hacker misterioso che ha infettato le caselle di posta elettronica dell’azienda televisiva di Stato? Un tentativo di infiltrarsi nel sistema informatico di viale Mazzini per rubare dati sensibili? Il mistero sulla rete aziendale è per caso legato alla violazione dell’account bancario di Sigfrido Ranucci, conduttore della trasmissione Report? Insomma, cosa c’è dietro il mistero che aleggia da mesi nei piani alti del palazzo della Rai e che, stando ad alcune fonti accreditate, sarebbe all’attenzione della procura di Roma? Perché alcuni consiglieri Rai, meno di una settimana fa, al pari dell’Usigrai (due giorni dopo) hanno sentito il bisogno di chiedere urgenti chiarimenti all’Azienda? Che sta succedendo? Ora è possibile togliere il velo dal presunto «affaire» informatico e scoprire il reale motivo di tanto nervosismo: una truffa (tentata) ai danni del presidente della Rai, Marcello Foa. Ma andiamo con calma. Il tentativo di truffa sarebbe avvenuto tra aprile e maggio scorsi e avrebbe preso di mira il presidente Foa che sarebbe stato il destinatario di una e-mail il cui mittente si sarebbe presentato come un ministro del precedente governo, Giovanni Tria. Nella mail il finto ministro avrebbe chiesto a Foa il versamento di una somma per un progetto legato al commercio estero italiano. Una richiesta di cui Foa avrebbe messo a parte l’ad Salini. A questo punto le ricostruzioni sull’accaduto si fanno complesse, fatto sta ad un certo punto Salini, dopo alcune verifiche, sarebbe venuto a scoprire che Tria non era Tria, e che quella richiesta di denaro era una truffa, ragione per la quale sia Salini che Foa avrebbero denunciato il tutto all’autorità giudiziaria. Ma partiamo dall’inizio. Il 15 novembre, quando arrivò da Fnsi e Usigrai la notizia che l’account bancario del conduttore di Report Sigfrido Ranucci era stato violato da un hacker, da ambienti di Viale Mazzini venne fuori che anche altri account aziendali erano stati oggetto di una non meglio precisata truffa informatica. Una coincidenza che sembrò collegata alla vicenda di Ranucci e simile ad essa anche nella forma. In pochi giorni, però, tutto apparve scivolare nell’oblio anche quando il 17 novembre la «Repubblica», sempre collegando tutto alla vicenda Ranucci, scrisse fra l’altro di una truffa informatica ai danni dei vertici Rai. E questo, sempre perché sembrò che le due violazioni fossero della stessa pasta. Ma così evidentemente non era. Il 9 dicembre scorso i consiglieri Rai Borioni e Laganà, auspicando trasparenza sulla vicenda dell’intervista ad Assad, hanno colto l’occasione per chiedere chiarezza anche sul presunto tentativo di truffa informatica ai danni dell’ad Salini e del presidente Foa. «Tentativo di truffa che a quanto apprendiamo - dichiararono - sembra essere addirittura di portata internazionale». Due giorni dopo, l’11 dicembre, ha tuonato il segretario Usigrai, Vittorio Di Trapani, chiedendo «spiegazioni urgenti» sul tema e ritenendo «inaccettabile il silenzio aziendale» sul caso. Spiegazioni che non sono arrivate anche perché, fanno ora sapere ambienti del settimo piano, si è voluto rispettare il segreto istruttorio data la delicatezza degli approfondimenti ancora in corso. Gli stessi ambienti rimarcano come il tentativo non sia andato a buon fine, non vi sia stato nessun danno per l’Azienda, non siano stati violati né compromessi i sistemi informatici aziendali (e tantomeno il computer di Foa). Stando sempre alle stesse fonti il tentativo di truffa non si sarebbe ripetuto, e i vertici avrebbero sporto denuncia. Quanto al Cda e al collegio sindacale sarebbero stati informati nei limiti di quel che era possibile date le indagini in corso.