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Oseghale l'ha fatta a pezzi mentre era ancora viva

Pamela Mastropietro

Valeria Di Corrado
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"Convinto che la ragazza fosse già morta, Oseghale avrebbe iniziato a sezionarla partendo da un gamba. Accortosi che la ragazza ancora si muoveva e si lamentava, Oseghale le avrebbe inferto una seconda coltellata sempre all'altezza del fegato, per ucciderla". Questo un passaggio delle motivazioni con cui lo scorso maggio la Corte d'Assise di Macerata ha condannato all'ergastolo il nigeriano di 31 anni Innocent Oseghale per l'omicidio, la soppressione e l'occultamento del cadavere di Pamela Mastropietro, la diciottenne romana i cui resti furono trovati in due trolley alla periferia del capoluogo marchigiano il 31 gennaio 2018.  "In una sorta di macabra progressione criminosa - si legge nella sentenza - Oseghale vibrava prima due coltellate per uccidere e poi coltellate per disarticolare, depezzare, decapitare e straziare il cadavere di Pamela". "Funzionale invece ad ostacolare l'accertamento del rapporto sessuale con Pamela era invece l'amputazione" degli organi genitali e del seno. "Con plateale evidenza emerge già dalle fotografie dei resti cadaverici della Mastropietro che il depezzamento del corpo era stato effettuato lucidamente, freddamente e con precisione da parte di mano esperta, e non attingendo il corpo con coltellate vibrate a caso da parte di persona impaurita e intenzionata soltanto a sezionare, in tutta fretta, un cadavere da introdurre nelle valige. Trattasi piuttosto - spiegano i giudici - di accurata disarticolazione del cadavere, rarissima nell'esperienza della medicina legale internazionale, che presuppone l'esatta conoscenza delle zone corporee ove intervenire". 

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