l'ex terrorista
"Cesare Battisti resta all'ergastolo"Per la Cassazione ricorso inammissibile
La Cassazione conferma la condanna all'ergastolo per Cesare Battisti e giudica inammissibile il ricorso presentato dai difensori dell'ex terrorista. L'istanza in questione riguardava la decisione con cui, il 17 maggio 2019, la Corte di assise di appello di Milano aveva negato la commutazione della pena dell'ergastolo in quella di trent'anni di reclusione. I legali si concentravano in particolare sull'accordo di commutazione della pena stipulato tra le autorità italiane e brasiliane, nel dicembre del 2018, in vista dell'estradizione dal Brasile poi non avvenuta, mettendo in discussione la legittimità della procedura culminata nell'espulsione del condannato dalla Bolivia. Una vita in fuga quella dell'ex membro dei Proletari armati per il comunismo, condannato in Italia per quattro omicidi risalenti agli 'anni di piombo'. Per quasi 40 anni la sua vita è stata scandita da soggiorni in prigione ed esili all'estero sotto protezioni politiche in una continua battaglia giudiziaria per sfuggire alla giustizia italiana fino all'arresto e l'estradizione dalla Bolivia nel gennaio scorso. Nato nel 1954 a Cisterna di Latina, Battisti entra nei Pac alla fine degli anni '70, quando ha già a suo carico alcuni precedenti per reati comuni. Arrestato nel 1979 a Milano, evade nel 1981 dal carcere di Frosinone. Viene condannato in via definitiva per 4 omicidi commessi tra il 1978 e il 1979, per i quali si dice innocente. Dopo l'evasione fugge in Francia, dove rimane quasi un anno e conosce la moglie. Poi va in Messico e nel 1990 torna in Francia. Qui, grazie alla cosiddetta 'dottrina Mitterrand' adottata dal 1982 per volere dell'allora presidente socialista, che garantisce di non estradare i militanti politici di estrema sinistra che abbiano deciso di rinunciare alla lotta armata, vive e si afferma come scrittore a Parigi. Ma nel 2004 il nuovo presidente francese Jacques Chirac decide di mettere fine alla 'dottrina Mitterand' e la giustizia francese dà il via libera alla sua estradizione, nonostante a difesa di Battisti si mobiliti la comunità intellettuale parigina. Fugge ancora una volta in Brasile sotto falsa identità, e il 18 marzo del 2007, dopo tre anni in clandestinità, viene arrestato a Rio de Janeiro e incarcerato a Brasilia. Resta in prigione quattro anni, attua anche uno sciopero della fame, affermando di preferire "morire in Brasile piuttosto che tornare in Italia". Roma torna a chiederne l'estradizione e nel 2009 il governo gli concede l'asilo politico, facendo infuriare l'Italia. Il 18 novembre del 2009 la Corte suprema brasiliana ne autorizza l'estradizione, ma lascia l'ultima parola al capo dello Stato Lula, che nell'ultimo giorno del suo mandato, il 31 dicembre 2010, annuncia di non voler concedere l'estradizione. Liberato nel giugno del 2011, a Battisti viene assegnato un permesso di residenza permanente nel Paese sudamericano. La sorte di Battisti, però, rimane appesa a una serie di decisioni contraddittorie della giustizia brasiliana, e dopo l'elezione alle presidenziali di ottobre 2018 del candidato di estrema destra Jair Bolsonaro, Battisti è di nuovo nel mirino. Il 14 dicembre 2018 un giudice della Corte suprema ne ordina l'arresto "in vista di un'estradizione". Poi, di nuovo, fa perdere le sue tracce. Fino alla cattura in Bolivia, nella notte tra il 12 e il 13 gennaio 2019 e la successiva estradizione in Italia.