come nel '66
Apocalisse a Venezia. Adesso siamo in mutande
Dieci milioni di turisti ogni anno. Venezia già solo per questo è una delle capitali del mondo. Ecco perchè lontano dall’Italia sono centinaia di migliaia le reazioni sui social a sostegno della città lagunare, messa nuovamente in ginocchio dalla marea record tra martedì e mercoledì. Nel nostro Paese lo spazio è invece già tutto occupato dalle accuse incrociate di inefficienze tra enti locali e governo. Al centro delle polemiche gli infiniti lavori per il completamento del Mose: «È un’opera costata 5 miliardi di euro e ancora non è in funzione. Non si sa se funzionerà ma farla funzionare costerà 80, 100 milioni l’anno. Non è un’opera della Regione Veneto. Se il Mose fosse entrato in funzione avrebbe bloccato le maree». Così non è stato, e tutta la città è finita sott’acqua come accadde dal 1966. Il problema della gestione del Mose però era noto a Roma, come ha rivelato, forse involontariamente su Twitter il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà: «Pochi giorni fa ho parlato con il Ministro delle Infrastrutture De Micheli. A giorni arriverà la nomina del commissario per il Mose che va finito il prima possibile». Esattamente come si sente ripetere da trent’anni da decine di Governi, nel frattempo le paratie gialle che dovrebbero sollevarsi alle entrate della Laguna impedendo le mareggiate, sono invece state colpite finora solo da ondate di scandali politici, con arresti per mazzette più o meno ingenti. Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro però rilancia: «Il Mose va finito e vogliamo partecipare alla gestione del sistema di barriere mobili, inserendolo in un piano più generale di regia che coinvolga anche idrovore, sistema antincendio o fognature». Nel frattempo, è scattata la conta dei danni che ammonterebbero a centinaia di milioni di euro. L’80% della città è finita sott’acqua, danneggiati molti dei principali monumenti: dalla basilica di San Marco, al Teatro La fenice, isolato a lungo il Comune che affaccia sul Canal Grande. Uno scenario miserevole, dove solo l’umiltà dei cittadini di Venezia è più forte dell’ennesima sfregio. Lo sguardo è già rivolto ai prossimi giorni, quando ulteriori ondate di piena potrebbero nuovamente flagellare una città fragile, se non, la più fragile al mondo. In serata è arrivato anche il premier Giuseppe Conte, accompagnato dalla ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli. Insieme hanno partecipato a una riunione tecnica alla centrale operativa cittadina. Le isole di Lido e Pellestrina sono quelle maggiormente colpite, è qui che un uomo di 70 anni è morto fulminato cercando di staccare la corrente nella sua abitazione. Domani le scuole resteranno chiuse così come alcuni dei musei cittadini. Il ritorno alla normalità richiederà ancora molto tempo. Per il Mose e una soluzione definitiva per Venezia ne servirà probabilmente ancora di più.