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Alessandria, indagini sulla tragedia: "Ordigno messo lì per invidia"

Parla il proprietario dell'immobile saltato in aria. Nello scoppio sono morti tre pompieri

Francesca Musacchio
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Un gesto motivato dall'invidia. È questa la spiegazione che Giovanni Vincenti si è dato dell'esplosione che ha distrutto la cascina di sua proprietà a Quargnento, in provincia di Alessandria, causando la morte di tre vigili del fuoco: Antonio Candido, Marco Triches e Matteo Gastaldo. Il giorno dopo la tragedia, mentre l'Italia intera piange i pompieri rimasti travolti dalla macerie dell'edificio, arrivano possibili elementi per chiarire quanto accaduto. Vincenti avrebbe fornito dei nomi ai carabinieri che lo hanno ascoltato dopo l'esplosione. Tracce, forse, su cui gli investigatori starebbero lavorando per risalire al colpevole che ha piazzato gli ordigni rudimentali scoppiati durante il sopralluogo dei vigili. E il proprietario della cascina respinge anche l'ipotesi su presunti dissidi familiari come causa di quanto accaduto. «Questa è la cattiveria più grossa che potevano dire - ha chiarito Vincenti - Non ho problemi con mio figlio assolutamente, andiamo d'amore d'accordo. Come in tutti i rapporti ci sono gli alti e i bassi, quando se n'è andato via di casa perché la fidanzata voleva andare a Torino, io non l'ho presa benissimo, siamo stati tre o quattro mesi un po' a litigare poi è finita». Quindi perché la cascina è esplosa? «Non lo so - ha spiegato ancora il proprietario - o meglio penso per pura e semplice invidia. Negli anni ho subito diversi atti dolosi, non siamo mai stati ben acquisiti da quel paese da quando ci siamo trasferiti. Siamo una famiglia un po' riservata - ha aggiunto - forse per questo non abbiamo mai avuto grossi rapporti con il vicinato, con il paese in particolare proprio mai, ma con i vicini neanche al di là del saluto. Però - ha concluso - ci sono una serie di situazioni che ho chiarito bene. Ieri (martedì, ndr) poi sono riuscito con i carabinieri a dare un filo logico a tante situazioni che si sono verificate da quando eravamo lì a Quargnento e sono venute fuori due o tre ipotesi». Vincenti si dice distrutto dal dolore per la morte dei tre vigili del fuoco. «È da ieri sera che verso lacrime, che cerco di capire. Sto vivendo in modo drammatico, sono distrutto da dolore per questi tre ragazzi che sono morti sotto le macerie di casa mia dove abbiamo vissuto in armonia e amore tanti begli anni». Una casa costruita «per viverci dentro tutta la vita» e invece, continua il proprietario, «è diventato un luogo di morte. Ieri sera (martedì, ndr) quando ci sono andato, perché sono arrivato tre minuti dopo la seconda l'esplosione, perché sono stato chiamato all'una e cinque, all'una e dieci, ho visto una scena che non potrò mai più togliermi dagli occhi. Stiamo patendo un grosso dolore, io, mia moglie, la mia famiglia per questi vigili del fuoco che sono rimasti sotto le macerie e per le loro famiglie. Questo ci sta distruggendo la vita, non possiamo farcene una ragione», ha ribadito. Un dolore terribile che ha colpito l'intero Corpo dei vigili del fuoco e le famiglie delle vittime. «Ho dovuto dire a mia figlia di nove anni che suo padre non c'è più. Non avrei mai pensato di dover essere io a darle un dolore così grande», avrebbe detto Elisa Borghello, la moglie del vigile Matteo Gastaldo di 46 anni. Gli ordigni rudimentali che hanno causato l'esplosione all'interno della cascina, secondo Fabio Dattilo, comandante del Corpo dei vigili del fuoco, non stati stati confezionati da mani esperte. «Credo che ci sia stata da parte di qualcuno la volontà di un attentato incendiario ma non di far scattare una trappola nei confronti di chicchessia. Poi le cose sono andate male. Una volta chi voleva fare queste cose usava la benzina, in questo caso è stato utilizzato il gas ma non erano mani esperte». Tra le macerie della cascina esplosa sono state ritrovate delle bombole a gas collegate a un timer, ma senza innesco. Enrico Cieri, il procuratore capo di Alessandria, ha fatto sapere che «verrà bonificata l'area per verificare l'esistenza di altre bombole». Intanto i colleghi delle tre vittime fanno sentire la propria voce. «Il sangue dei vigili del fuoco non può valere meno di quello degli altri Corpi, siamo stanchi di essere considerati un corpo di serie B dai politici. Chiediamo solo pari trattamento retributivo e previdenziale con la polizia di Stato che, come noi, appartiene al medesimo ministero dell'Interno». È il grido di rabbia che i sindacati dei vigili del fuoco (Conapo, Apvvf, Sindir vvf e Dirstat vvf) lanciano al governo, dopo aver proclamato lo stato di agitazione nazionale preannunciando l'intenzione di attuare uno sciopero nazionale che va ad aggiungersi alla protesta a piazza Montecitorio già programmata per il 19 novembre.

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