Perizia psichiatrica sul killer dei poliziotti
La Procura chiede di accertare la sua infermità mentale. Indagini in Germania per verificare se ha commesso altri crimini
L'assassino di Matteo e Pierluigi sarà sottoposto a una perizia psichiatrica. Lo ha chiesto la procura di Trieste per valutare la capacità di intendere e volere di Alejandro Augusto Stephan Meran, che venerdì ha ucciso in Questura gli agenti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, di 31 e 34 anni. L'obiettivo della consulenza tecnica è capire se al momento della sparatoria il ventinovenne dominicano avesse piena facoltà di sé, oppure si possa parlare di infermità mentale, ossia di vizio parziale o totale di mente, un aspetto di forte rilievo ai fini processuali e che può comportare un sensibile «sconto» di pena. Nei prossimi giorni i pm ascolteranno l'agente rimasto ferito, che potrebbe presto essere dimesso, e gli altri testimoni che si trovavano nell'atrio e fuori dall'ingresso di via Tor Bandena. La sparatoria ha avuto tre fasi: la prima nel piano ammezzato dopo avvengono i due omicidi, quindi nell'atrio, quando le immagini delle telecamere riprendono il l'uomo armato, infine fuori dalla questura, dove spara ancora contro l'auto della Mobile prima di essere ferito all'inguine e bloccato. Per la ricostruzione dell'accusa si tratta di un'azione lucida: non ha sparato in modo confuso, ma ad altezza d'uomo e mirando agli uomini in divisa. Una familiarità con le armi che, vista l'assenza di precedenti in Italia, potrebbe essere spiegata dalle informazioni chieste in Germania dove spesso il 29enne era ospite di amici. Bisognerà verificare se qui ha precedenti o legami con gruppi criminali e se abbia mai commesso episodi di violenza, comprovati da atti o documenti. Analogamente, la magistratura intende sapere se in Germania il giovane ha mai fatto ricorso a terapie psicologiche o psichiatriche. Il duplice omicidio potrebbe essere nato dalla «paura» di finire in carcere per il furto dello scooter. Un furto avvenuto solo poche ore prima: è lo stesso fratello a denunciarlo e a chiedere l'intervento degli agenti, che lo accompagnano in questura. La sera precedente, secondo quanto riferito dalla madre, il giovane avrebbe avuto una crisi, un disagio psichico però non «ufficializzato» da alcun certificato medico. Continua, intanto, la polemica sull'attrezzatura a disposizione delle due vittime.Anche per quanto riguarda atri «corpi». La sostituzione delle attuali fondine con modelli dotati di sistema di ritenzione dell'arma è la proposta che il sindacato della polizia municipale Sulpl di Torino ha presentato, all'inizio dell'estate, al Comando della città. Una proposta, illustrata in un documento, che il sindacato ripropone dopo i tragici fatti del 4 ottobre a Trieste. «L'attuale cinturone e fondina dell'arma di ordinanza non sono né funzionali né sicuri - si legge nel documento del Sulpl - Realizzati con materiali scadenti, tendono a deteriorarsi rapidamente. La fondina non possiede alcun dispositivo di ritenzione, è inadeguata all'utilizzo operativo e sfilare l'arma con velocità, impugnandola con entrambe le mani, non è immediato». Sempre ieri, tuttavia, il capo della Polizia ha ribadito che «non c'è correlazione tra l'ipotetica inefficienza della fondina e l'episodio che ha visto la morte dei colleghi». Il tema degli approvvigionamenti «esiste comunque, perché abbiamo finanziamenti schizofrenici e siamo perennemente in affanno», ha sottolineato Franco Gabrielli durante il programma «L'aria che tira» su La7. «Al di là della sicumera di qualcuno - ha ricordato il Capo della Polizia - quanto accaduto appartiene a quell'ambito di imponderabile che c'è anche nel nostro lavoro. A volte ho avvertito quasi una sorta di pietoso giudizio negativo sull'operato di questi ragazzi ma ci si dimentica del contesto, del fatto che non stiamo parlando di una persona che aveva compiuto un reato gravissimo: aveva commesso una rapina che si definisce tale perché aveva usato violenza nei confronti della proprietaria del motorino, una cosa non di poco conto ma che va inquadrata nell'economia complessiva delle cose che siamo chiamati ad affrontare». «Ti voglio ricordare così amore mio. Felice e sorridente», ha scritto su Facebook Valentina Sorriso Saponaro, la fidanzata di Demenego. «Mi hai cambiato la vita e hai continuato a farlo giorno dopo giorno... Ti hanno portato via da me, ma tu vivi in me, tu sei parte di me!! Ti amo e ti amerò per sempre», continua, «postando» un selfie insieme. «Mi prenderò io cura dei nostri gatti, della nostra casa, ma tu promettimi che ti prenderai cura di me, dei nostri gatti, della tua famiglia e di tutte le persone che ti amano! Nulla avrà senso senza di te, ma so che tu ci sei per me, come ci sei sempre stato». Un futuro spezzato. «La vita ti ha portato via da me troppo, troppo presto. Avevamo così tanti progetti in serbo per noi, una casa, un figlio e il matrimonio. Ma purtroppo il destino ha deciso così, come ha deciso di farci incontrare e di renderci la vita bellissima insieme, come mai ci era successo. Lo so, non leggerai mai queste parole, ma so che ci sei e so anche che in questo momento starai ridendo di me, che piango per ogni cosa - conclude la giovane -. Ma tu non sei una cosa, tu sei tutta la mia vita! Sempre! Ciao vita mia...». Giovedì, a trieste, i funerali di Stato dei due poliziotti.