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Agenti uccisi, il killer non risponde al pm. I poliziotti colpiti due e tre volte

La madre dei due fratelli dominicani chiede perdono. Le custodie delle pistole sequestrate e il sindacato denuncia: "Fondine difettose"

Silvia Sfregola
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Alejandro Stephan Meran, il giovane domenicano fermato per aver ucciso a colpi di pistola i due agenti morti ieri nella questura di Trieste ha copito con due proiettili Pierluigi Rotta, al lato sinistro del petto e all'addome, e con tre l'agente scelto Matteo Demenego, sotto la clavicola sinistra, al fianco sinistro e alla schiena. La ricostruzione della sparatoria Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Meran ha sottratto la pistola di ordinanza di Rotta, sparandogli contro due colpi. Matteo Demenego è intervenuto non appena ha sentito esplodere i colpi ed è stato freddato da tre proiettili sparati dall'omicida che si è impossessato di una seconda pistola e ha tentato la fuga, sparando a un altro agente, prima di essere ferito a sua volta all'inguine e bloccato. Fermato con l'accusa di duplice omicidio Meran adesso si è chiuso nel silenzio, mentre il fratello è stato sentito come testimone di quanto accaduto. L'omicida, che secondo quanto detto dal fratello soffriva di problemi psichici, era stato accompagnato da Rotta al bagno mentre si trovava in questura per alcune verifiche sul furto di uno scooter. Il terzo agente ferito nella sparatoria sarà operato per le ferite riportate alla mano e non è in pericolo di vita. La rapina dello scooter e la denuncia È stato il fratello di Alejandro Stephan Meran a denunciare per primo la rapina dello scooter di cui era responsabile il giovane domenicano fermato per l'omicidio dei due agenti nella questura di Trieste. Secondo quanto si apprende dagli inquirenti, Carlysle Stephan Meran ha chiamato la polizia non appena ha saputo dal fratello che era l'autore del furto, si è reso disponibile per accompagnare gli agenti in casa del fratello e li ha avvertiti che, pur non essendo in cura presso i servizi di igiene mentale di Trieste, Alejandro Stephan Meran soffriva di disturbi psichici. Nel frattempo il fratello dell'omicida, in preda al panico, si era barricato in una stanza, usando una scrivania per bloccare la porta. Era terrorizzato, sotto shock, temeva per la sua incolumità. Per questo ha provato, spiega chi indaga, a scappare nei sotterranei, prima di essere individuato dagli agenti. In serata il giovane è stato sentito, come testimone, su quanto accaduto. Mentre il fratello è stato fermato con l'accusa di duplice omicidio. In casa dell'indiziato si sono recati due equipaggi e personale del 118 che lo hanno trovato "pacato e collaborativo". Gli agenti a quel punto hanno portato in questura i due fratelli per le verifiche del caso. Quando Alejandro Stephan Meran, che sembrava calmo e non era ammanettato, ha chiesto di poter andare in bagno, Pierluigi Rotta si è offerto di accompagnarlo. A quel punto, in una manciata di secondi si è consumata la tragedia: Meran ha sottratto la pistola dell'agente, sparandogli contro due colpi. Matteo Demenego è intervenuto non appena ha sentito esplodere i colpi ed è stato freddato da tre proiettili sparati dall'omicida che si è impossessato di una seconda pistola e ha tentato la fuga, sparando a un altro agente, prima di essere ferito a sua volta all'inguine e bloccato. Il caso delle fondine sequestrate. Per il Sap "erano difettose" Intanto le fondine delle due vittime sono state sequestrate per le analisi. Da una prima verifica non risulterebbero danni da comprometterne la funzionalità. Ma il sindacato di polizia Sap accusa: "Sarebbe stato un difetto proprio nelle fondine in dotazione al personale della Polizia di Stato a costare la vita ai due agenti uccisi oggi a Trieste" denuncia Stefano Paoloni, segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia. "Uno dei due agenti aveva già avuto problemi con la fondina rotante e gliene era stata data un'altra di vecchio tipo che non permette di bloccare l'arma al suo interno. All'altro collega che invece aveva la nuova fondina rotante - spiega Paoloni - è stata sfilata l'arma insieme al dispositivo di contenimento, poiché il supporto ha ceduto rompendosi. Questo è un difetto che come Sap stiamo denunciando da circa un anno con continue note al Dipartimento, il quale giorni fa ci ha anche risposto dicendo che sono in corso verifiche volte alla ricerca di soluzioni per le criticità rilevate. Abbiamo sempre denunciato questa anomalia che stavolta si è rivelata fatale. Se la dinamica dovesse essere confermata - conclude - sarebbe di una gravità inaudita e qualcuno dovrà assumersene la responsabilità".

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