emergenza immigrazione
Col nuovo governo Lampedusa scoppia
Il nuovo governo apre i porti e l’hotspot di Lampedusa scoppia. Nelle prime settimane di settembre, solo nell’isola sono arrivate 570 persone e i sindacati di polizia denunciano il sovraffollamento della struttura e i turni massacranti a cui sono sottoposti. L’emergenza immigrazione non si ferma, dunque, anzi continua e rischia di creare numerosi problemi. A Lampedusa, infatti, la situazione è già al collasso. La struttura contiene più migranti di quelli che potrebbe ospitare e non si fa in tempo a trasferirli che ne arrivano immediatamente altri. Tra Ong e barchini si registrano anche più sbarchi al giorno. Gli sbarchi «fantasma» sono continui e costituiscono quasi la maggioranza dei flussi che partono da Libia a Tunisia. Ieri a Lampedusa, infatti, è arrivata una imbarcazione con 102 persone a bordo. Secondo Mediterranean hope, i migranti sono partiti dalla Libia almeno tre giorni fa: «Sono disidratati e molto provati dal viaggio». Originari della Costa D'Avorio, Camerun, Guinea e Tunisia, tra loro, spiega la Federazione delle chiese evangeliche, «diversi casi medici, oltre quattro donne incinte, altre presentavano fratture recenti e un ernia». Mentre in mattinata altri 20 erano arrivati sempre autonomamente. Ma nell’hotspot, che ha una capienza massima di 95 persone, al momento ce ne sono 208. Proprio ieri, infatti, prima dei nuovi sbarchi erano appena stati trasferiti 80 ospiti, imbarcati sul traghetto di linea con destinazione Porto Empedocle, per sistemarli in altri centri di accoglienza. Insomma, una situazione esplosiva che mette a dura prova anche le forze dell’ordine chiamate a gestire gli sbarchi. La denuncia arriva da Stefano Paoloni, segretario generale del Sap, Sindacato autonomo di polizia, che parla di «personale carente» che «non ce la fa a gestire l’emergenza». «Nelle prime settimane di questo mese - aggiunge Paoloni - 570 persone sono sbarcate a Lampedusa e il sistema sicurezza è già in titl. Il personale non è sufficiente per gestire la situazione. Attualmente sull’isola abbiamo 4 squadre da 10 uomini, tra Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, impiegate in turni in quarta. In realtà, le squadre dovrebbero essere cinque. Spesso – sottolinea il segretario del Sap – una delle squadre è impiegata per gli accompagnamenti, lasciando inevitabilmente scoperto uno dei quadranti nel turno di 24 ore. Questo costringe le restanti tre squadre ad effettuare doppi turni, talvolta anche in maniera consecutiva, iniziando il turno regolare alle 19 per poi giungere, tra viaggio e altro, a casa esausti, alle 21 del giorno seguente. È inammissibile lavorare in queste condizioni, con poco personale, due squadre in meno e con turni massacranti. Ne va della sicurezza e del benessere psicofisico dei colleghi». Ma la situazione nel Mediterraneo non migliorerà. L’instabilità di Libia e Tunisia (quest’ultima andata al voto domenica per il primo turno delle elezioni presidenziali), è uno dei nodi da affrontare e con cui l’Italia e l’Europa difficilmente riescono a confrontarsi. Ieri il presidente del governo di unità nazionale libico, Fayez al Serraj, ha incontrato il premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Ma le possibilità che Serraj riesca a controllare il Paese, e le coste per impedire le partenze, sono limitate. Intanto, sempre ieri, i sindaci di Bologna e Lampedusa, Virginio Merola e Totò Martello, hanno lanciato il «Global Compact in Comune», un’iniziativa rivolta ai comuni italiani e alla società civile. «Dobbiamo "azzerare le tifoserie" e ripartire dai contenuti e dai principi del Global Compact, il documento dell'Onu "su una migrazione regolare, ordinata e sicura". Ripartire dal basso, dai comuni: lo abbiamo fatto a Bologna e a Lampedusa, proponiamo agli altri comuni italiani di fare altrettanto», hanno detto durante una conferenza stampa in Senato. Nel comune di Bologna e nel comune di Lampedusa, infatti, è stata approvata una delibera di giunta che recepisce contenuti e principi del Global Compact». «Le città possono fare molto per imprimere una nuova visione della gestione regolare dei flussi migratori - hanno aggiunto Merola e Martello - ma ci rivolgiamo anche al governo nazionale, affinché affronti finalmente in un modo concreto i temi dell'accoglienza e della integrazione e lavori per creare canali di ingresso regolari».