l'addio al carabiniere
"Non diamogli la dodicesima coltellata
Lacrime, applausi, palloncini bianchi e lunghissimi silenzi. Così Somma Vesuviana ha dato l’ultimo addio a Mario Cerciello Rega, vicebrigadiere dei carabinieri ucciso a Roma con 11 coltellate la notte tra giovedì 25 e venerdì 26 luglio. La folla - oltre un migliaio di persone - rende omaggio al giovane 35enne. Oggi è giorno di lutto e non c’è spazio per le polemiche. Anche se Giovanni Nistri, comandante generale dell’Arma, nel suo saluto pronunciato in chiesa non esita a chiedere «rispetto e riconoscenza» sostenendo che sono «legittimi tutti i dibattiti ma oggi teniamoli fuori, e i toni e i modi facciamo che non siano la dodicesima coltellata». Il berretto da carabiniere, la bandiera italiana, le foto con Maria Rosaria, la maglia del Napoli. C’erano tutti gli amori della sua vita raccolti sulla bara del carabiniere, posizionata davanti a quello stesso altare della chiesa di Santa Maria del Pozzo dove si era sposato un mese e mezzo fa, il 13 giugno. Mario era tornato da pochi giorni dal viaggio di nozze quando è stato ucciso, nella notte tra giovedì e venerdì, dai due americani. E proprio lì, davanti a quello stesso altare, la vedova ha voluto gridare ancora le sue promesse matrimoniali. Anche il passo del Vangelo scelto per le celebrazioni funebri è lo stesso del loro giorno felice: anche allora intorno a Mario e Maria Rosaria c’erano amici e parenti. Oggi, purtroppo, ce ne sono molti di più: abitanti di Somma Vesuviana, la cittadina nel napoletano in cui i due ragazzi sono cresciuti; i colleghi dei carabinieri di piazza Farnese, il comandante generale dell’Arma Giovanni Nistri. Ci sono anche i rappresentanti delle istituzioni: per il governo i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, la ministra della Difesa Elisabetta Trenta e dell’Ambiente Sergio Costa, generale dei carabinieri forestali. Non c’è il presidente del consiglio Giuseppe Conte, che ieri si è intrattenuto per un’ora alla camera ardente, mentre il capo dello Stato Sergio Mattarella ha inviato una corona di fiori. Presenti anche il presidente della Camera Roberto Fico, la sindaca della Capitale, Virginia Raggi, e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Salvini ha evitato le telecamere e i giornalisti, rinunciando a polemiche politiche, e ha stretto molte mani. Qualcuno alla fine gli ha urlato «Vai Salvini, fai giustizia». Di Maio e Fico invece sono entrati da un ingresso laterale, evitando anche loro commenti, lasciati poi ai social. «È un momento di profondo dolore - scrive Di Maio su Fb - rendiamo grazie al sacrificio di questo giovane uomo, servitore dello Stato, servitore di tutti noi. Ciao Mario, grazie per il tuo insegnamento. Siamo e staremo sempre vicini alla tua famiglia». Il feretro arriva nella città natale di Mario Cerciello Rega alle 12 e la folla, che già ha riempito la chiesa (tanto che per motivi di sicurezza ad un certo punto diventa off limits), in attesa in commosso silenzio, l’accoglie con diversi e lunghi applausi. Accanto alla moglie ci sono la madre, Silvia, i fratelli Paolo e Lucia, e gli altri familiari». A celebrare l’omelia è l’arcivescovo ordinario militare per l’Italia, Santo Marcianò, che oltre a ricordare i valori incarnati dal giovane carabiniere, nel suo ruolo in divisa ma anche nelle sue azioni di volontariato, ha parlato di morte «ingiusta» chiedendo «che venga fatta giustizia e che eventi come questo non accadano più». Quindi, ha ammonito: «Basta! Basta piangere servitori dello Stato, giovani figli di una Nazione che sembra aver smarrito quei valori per i quali essi arrivano a immolare la vita». E ha spiegato che deve «risorgere il senso della giustizia, della legalità, del dovere e della fraternità a partire dagli uomini delle istituzioni, chiamati a riscoprire l’alto senso etico della propria responsabilità, rifuggendo politiche di interessi, conflitti e corruzione, e perseguendo le autentiche priorità del proprio impegno a servizio alla città dell’uomo». Quindi, il monito: «Non è nostro compito dire se servano leggi più rigide o soltanto leggi più giuste, ma una cosa osiamo chiedervela, metteteci il cuore. Fate anche voi - ha sottolineato l’arcivescovo rivolgendosi ai rappresentanti delle istituzioni - della vita degli altri il senso della vostra vita, consapevoli che quanto operate o non operate è rivolto a uomini concreti: a cittadini e stranieri, a uomini e donne delle Forze Armate e Forze dell’Ordine, ai quali non possiamo non rinnovare il grazie e l’incoraggiamento della Chiesa e della gente! E se voi, responsabili della cosa pubblica, e tutti noi sapremo meglio imparare, da uomini come Mario, il senso dello Stato e del bene comune, l’Italia risorgerà». Con la voce rotta dall’emozione Rosa Maria legge la preghiera della moglie del carabiniere e poi rinnova la promessa pronunciata appena 45 giorni fa nella stessa chiesa sullo stesso altare. «Prometto di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita» dice, scatenando l’applauso e le lacrime di quanti si ritrovano intorno al feretro. Piangono i familiari e le lacrime sono anche sui volti tirati dei carabinieri di picchetto e degli ufficiali all’interno della chiesa. E la commozione è palpabile anche all’esterno nella piazza. All’uscita qualcuno libera tanti palloncini bianchi alcuni legati a un piccolo tricolore. Spunta uno striscione con la foto di Mario in divisa e sorridente: Mario uno di noi , c’è scritto. E il corteo funebre con i soli familiari più stretti si appresta a raggiungere il cimitero di Somma Vesuviana, dove il vice brigadiere sarà sepolto.