corruzione
Spunta l'audio: "Gli do 30mila euro". Altri guai per Armando Siri
Non ha potuto fare a meno di confermare il contenuto della conversazione, alla quale era presente, in cui Paolo Arata riferiva della presunta mazzetta data o promessa all’ex sottosegretario leghista Armando Siri. Sentito dai pm di Roma, Manlio Nicastri - figlio del cosiddetto «re del vento» Vito Nicastri, coinvolto nell’inchiesta siciliana sulle tangenti sull’eolico - ha fatto parziali ammissioni sull’episodio corruttivo di cui sono accusati Arata e Siri; tanto che la Procura capitolina ha chiesto e ottenuto la fissazione dell’incidente probatorio (previsto per giovedì prossimo) in cui «cristallizzare» la prova. In particolare, durante il suo interrogatorio è stata fatta ascoltare a Manlio Nicastri un’intercettazione ambientale in cui era presente lui, Paolo Arata e il figlio Francesco Arata. Arata (padre) avrebbe detto: «Gli dò 30 mila perché sia chiaro tra di noi. Io ad Armando Siri. Ve lo dico...». L’ex sottosegretario ai trasporti Armando Siri, che si è dimesso proprio dopo le prime indiscrezioni sull’inchiesta, è coinvolto in una indagine che si snoda tra le procure di Roma, Trapani e Palermo e riguarda una mazzetta da 30 mila euro che sarebbe stata promessa per interventi legislativi nel campo delle energie rinnovabili. Le sue dimissioni furono in realtà oggetto di un lungo braccio di ferro tra il premier Giuseppe Conte e il segretario della Lega Matteo Salvini. Nonostante la ferrea opposizione del ministro dell’Interno, infatti, il 2 maggio scorso il presidente del Consiglio annunciò che avrebbe proposto nella successiva riunione di governo la revoca delle deleghe al sottosegretario. Delega che poi effettivamente fu attivata sei giorni dopo, l’8 maggio. Salvini mandò giù il boccone amaro ma al tempo stesso ribadì la sua fiducia in Siri nominandolo responsabile economico del partito. In questa veste l’ex sottosegretario è comparso al fianco del leader nella riunione con le parti sociali che Salvini ha convocato al Viminale per affrontare alcuni nodi in vista della prossima manovra economica. La circostanza, peraltro, aveva fatto storcere il naso al MoVimento 5 Stelle, anche perché la riunione si era svolta in una sede istituzionale. Il presidente del Consiglio, oltre a stigmatizzare il tentativo di Salvini di «scavalcare» Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia parlando di grave scorrettezza istituzionale, aveva anche criticato la presenza al tavolo di Siri. Da quel momento in poi i rapporti tra Conte e Salvini si sono fatti ancora più tesi, complice anche l’esplosione di un altro caso giudiziario, quello che ha coinvolto l’ex portavoce di Salvini, Gianluca Savoini. Le ultime notizie su Siri, in attesa dell’incidente probatorio di giovedì, mettono ulteriormente in difficoltà il leader della Lega.