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Cuginetti travolti dal Suv a Vittoria: è morto anche Simone

Alessio e Simone, 11 e 12 anni, travolti e uccisi dal suv a Vittoria

Era in gravissime condizioni dopo aver perso le gambe. I ragazzini, 11 e 12 anni, investiti dal fuoristrada guidato dal figlio di un boss di mafia

Silvia Sfregola
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È morto anche il secondo bambino vittima del suv che la sera dell'11 luglio ha falciato due cuginetti nel centro di Vittoria. La notizia della morte di Simone, dodici anni, è arrivata proprio mentre nella cittadina del ragusano si celebravano i funerali di Alessio, che di anni ne aveva undici, ed è morto sul colpo nell'incidente. Simone era ricoverato da giovedì nel Policlinico di Messina, dove i medici avevano tentato disperatamente di salvargli la vita amputandogli le gambe. Nella chiesa di Vittoria, la comunità si stringe alla famiglia distrutta, che ha perso due bambini: ci sono anche le forze dell'ordine, i compagni di scuola, gli insegnanti. Il padre e la madre di Alessio hanno la forza solo per chiedere giustizia, in un dolore che dilania e per il quale hanno già deciso di lasciare la casa nella quale avevano cresciuto il figlio. Rosario Greco, che ubriaco e drogato guidava l'auto della tragedia, è in carcere con l'accusa di duplice omicidio stradale, omissione di soccorso, guida in stato di ebbrezza e sotto gli effetti di droga e possesso di armi improprie. Il 37enne, con diversi precedenti e legami con ambienti di mafia, era completamente ubriaco quando l'auto che guidava ha sbandato e travolto i due ragazzini: è risultato positivo al test con un tasso alcolemico pari a quasi quattro volte quello consentito e ha ammesso di aver fatto uso di cocaina. La sera dell'incidente, in auto con lui c'erano altri 3 uomini. Tutti, dopo l'incidente in via IV Aprile, hanno abbandonato il mezzo cercando di scappare a piedi. Gli agenti della polizia di Stato li hanno rintracciati in meno di mezz'ora: in un primo momento i tre hanno coperto l'amico, poi hanno confessato e sono ora accusati di omissione di soccorso e favoreggiamento personale. Sui social il ministro dell'Interno Matteo Salvini chiede «galera, per anni e senza sconti, per chi ha ucciso questi due piccoli angeli». Poco dopo gli fa eco il vicepremier Luigi Di Maio: «È così grande la rabbia che viene da dire che per uno così non basta nemmeno il carcere». Sulla vicenda interviene anche la Federazione nazionale della stampa per le minacce subite dal giornalista antimafia Paolo Borrometi che conosce e ha raccontato anche in questi giorni la mafia del posto: «Si sentono forti ed impuniti - affermano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi - e arrivano sino al punto di insultare e aggredire via social il giornalista Paolo Borrometti, presidente di articolo 21 perché continua ad 'Illuminarè quel territorio e a reclamare una decisa e risolutiva azione dello Stato».  

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