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Ecomafie, un business da sedici miliardi l'anno

Alessio Buzzelli
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Le ecomafie in Italia continuano a fare affari d'oro. Un business da 16 miliardi e mezzo di euro ogni anno che continua a crescere incessantemente, tra rifiuti, cemento, agroalimentare, beni artistici e traffico d'animali. Questo il bilancio emerso dai dati contenuti in “Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia”, raccolti da Legambiente nel suo report annuale dedicato alle illegalità ambientali. Numeri impietosi che se da una parte ci raccontano di lievissimo calo nel bilancio complessivo dei reati contro l'ambiente (dovuto principalmente alla netta diminuzione degli incendi boschivi), dall'altra però fotografano un impennata dei reati commessi nel ciclo dei rifiuti e nell'agroalimentare, così come nel settore dei cemento. Nel caso degli illeciti relativi ai rifiuti – si legge nel documento - nel 2018 è stata registrata una crescita considerevole, intorno agli 8mila reati in un solo anno, seconda solo a quella relativa al “cemento selvaggio”, settore in cui le illegalità sono aumentate del 68% rispetto all'anno scorso (oltre 6.500 reati contro i 3.900 del 2017). In cima alla lista degli illeciti ambientali troviamo le 4 regioni con la maggiore infiltrazione mafiosa (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia), regioni in cui si è registrato quasi il 45% dei reati totali commessi in Italia. Passando nel dettaglio e stringendo il cerchio sul Lazio e su Roma, il quadro che emerge è a dir poco critico. La situazione dei rifiuti della Capitale è al collasso e i dati contenuti nel report di Legambiente in parte ci aiutano a capire perché: la Città Metropolitana di Roma è terza provincia in Italia per numero di reati legati al ciclo dei rifiuti, con 201 infrazioni accertate (3,8% sul totale nazionale), 177 denunce, 7 arresti e 96 sequestri. Disastrosa anche la situazione per quanto riguarda i reati connessi al ciclo del cemento, dove la Capitale si trova al sesto posto nella graduatoria nazionale delle province, con 199 infrazioni accertate. Se poi si vanno ad analizzare gli illeciti ambientali totali, la provincia di Roma si piazza addirittura al secondo posto, con 1.037 reati accertati, seconda solo a quella di Napoli (1.360 delitti contro l'ambiente). Analizzando i dati al livello regionale, si scopre inoltre che il Lazio è la quinta regione in Italia per illegalità ambientali (con oltre 2mila ecoreati, una media 5 al giorno) e addirittura prima per corruzione in materia ambientale, con il 23% del totale dei reati commessi nella Penisola. “Il Lazio è ancora in posizioni pessime tra le Regioni con più reati ambientali, - ha commentato Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio. A fare da traino al numero dei reati complessivi è la vergognosa situazione dei rifiuti romani, che porta la provincia di Roma ad essere la terza peggior provincia italiana per reati legati al ciclo dei rifiuti: il Campidoglio, con una gestione vergognosa dei rifiuti negli ultimi anni, non solo contribuisce a rendere la capitale indecente per condizioni ambientali e sanitarie, ma spiana la strada, anno dopo anno, a reati come abbandono, roghi e smaltimento illecito dei rifiuti”.    

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