Ciontoli: ho sparato io. E il legale dei Vannini: disgustato da Leosini
Polemica per l'intervista a "Storie Maledette"
“Sono stato io a sparare”, ha ribadito Antonio Ciontoli a Franca Leosini durante la prima puntata di “Storie Maledette” dedicata al Delitto di Ladispoli. Il titolo della puntata, “Quel colpo che arriva al cuore”, riavvolge il nastro sui drammatici istanti di Marco Vannini, fidanzato della figlia di Antonio Ciontoli raggiunto da un colpo di pistola il 17 maggio 2015 in casa della famiglia Ciontoli. Il suo decesso è stato conseguente al ritardo dei soccorsi sanitari, non correttamente informati sulle reali condizioni del ragazzo. Presenti al momento dello sparo, secondo le dirette testimonianze, Antonio Ciontoli, la moglie, la figlia Martina, il figlio Federico e la sua fidanzata Viola Giorgini. Nei mesi scorsi, la Corte d'Appello ha ridotto la pena per Antonio Ciontoli: da 14 a 5 anni. Confermati i tre anni per il resto della famiglia con l'accusa di omicidio colposo. “Sono stato io a sparare, non Federico. Lui era in camera con Viola. Volevo spolverare le pistole e, dopo averle prese, le ho riposte nella scarpiera del bagno. Quella sera, andando a letto, mi sono accorto di essermi dimenticato lì le armi. Ho bussato alla porta, sono entrato e c'erano Martina e Marco. Lei è uscita subito. Lo sparo c'è stato dopo: Marco mi ha chiesto di vedere una pistola ed è partito il proiettile. È stato un movimento unico che è durato meno di un secondo, ho caricato e premuto istintivamente il grilletto per fargli vedere come funzionava. Nei primi secondi mi si è cancellato il cervello non ho capito nulla. C'era poco sangue e un piccolo buchino”, ha spiegato Ciontoli, sottoufficiale della Marina con ruolo nei servizi segreti. Nessun cenno allo sparo, però, nelle telefonate al 118. Dopo lunghe attese, nell'allertare i soccorsi, la prima versione è stata che Marco fosse scivolato nella vasca. La seconda puntava su un attacco di panico. La terza narrava che si fosse ferito con un pettine. Il colpo d'arma da fuoco è stato dichiarato solo al medico di turno cui Antonio Ciontoli ha confessato che in verità Marco era stato raggiunto da un proiettile in corrispondenza dell'ascella destra. Poi, come riporta nella sua stessa confessione, ha aggiunto “Ma non lo dica a nessuno, rischio di perdere il lavoro”. Il proiettile aveva colpito cuore e polmoni di Marco Vannini. Una situazione disperata, a cui però avrebbe potuto porre rimedio l'intervento tempestivo dei sanitari. Ma Ciontoli insiste nel dichiarare di non essersi accorto della gravità della situazione: “La mia impressione è che lui fosse intimorito, che fosse andato in panico”. Il capo famiglia ha poi descritto l'unione familiare e l'atteggiamento di Vannini dopo lo sparo (di cui sembra non si sia accorto nessuno): “Si è lasciato aiutare in questo dolore, si è fidato anche lui di me, come si sono fidati i miei figli, mia moglie e Viola”. Pronto il commento di Celestino Gnazi, legale della famiglia Vannini, durante la trasmissione, tramite Facebook: “Ho sentito Antonio Ciontoli dire di aver rassicurato la figlia Martina sulle condizioni di Marco, lo ho sentito dire che lo stesso Marco rassicurava Martina. Marco rassicurava Martina dicendole più o meno che stava bene. Secondo Ciontoli Marco, appena colpito da una arma da fuoco di potenza devastante, il cui proiettile gli aveva appena bucato i polmoni, gli aveva appena bucato il cuore, gli aveva appena bucato una costola e che non era fuoriuscito solo perché trattenuto dalla epidermide, ebbene, in questa straziante ed ovvia condizione di atroce dolore, Ciontoli dice che quel povero ragazzo avrebbe detto a Martina che praticamente non era successo nulla”. L'avvocato della famiglia di Marco Vannini ha poi puntato la penna su Franca Leosini: “Non ho sentito la Leosini sobbalzare o quantomeno dire qualcosa, fare una domanda, un accenno di sorpresa, qualcosa, non so. Disgustato ho spento il televisore e, per la prima volta dall'inizio di questa tragica vicenda, ho pianto di rabbia. Ho la nausea, non credo di aver mai provato una nausea così forte. Talmente forte da impedirmi di dire tutto quello che penso”.