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Ex Ilva, cassa integrazione per 1400 lavoratori

Carlo Antini
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La difficile situazione che sta vivendo il settore europeo dell'acciaio porterà ArcelorMittal Italia a fare ricorso in via temporanea alla cassa integrazione guadagni ordinaria (cigo). Un provvedimento che nello stabilimento di Taranto, l'ex Ilva, andrà a interessare fino a 1.400 dipendenti al giorno per 13 settimane. «È una decisione difficile, ma le condizioni del mercato sono davvero critiche in tutta Europa», spiega l'ammnistratore delegato Matthieu Jehl, ribadendo comunque che si tratta di «misure temporanee», trattandosi di un mercato ciclico. La notizia arriva dopo che in maggio era già stata decisa la riduzione della produzione primaria in Europa - quella di Taranto è stata rallentata da 6 a 5 milioni di tonnellate - e, come prevedibile, suscita immediate le reazioni dei sindacati. «La prospettiva della cassa integrazione ordinaria, per quanto legata per definizione ad una evoluzione di ciclo congiunturale, non ci rassicura e diventa un ulteriore elemento di incertezza», afferma la segretaria generale della Fiom Cgil, Francesca Re David, anticipando che nell'incontro in programma per il prossimo lunedì 10 giugno la sigla sindacale chiederà una verifica «sull'attuazione dell'accordo sottoscritto in merito alle strategie industriali e produttive e agli investimenti relativi al processo di risanamento ambientale». Mentre la segretaria generale Cisl, Annamaria Furlan, dichiara ai cronisti che «ArcelorMittal deve rispettare gli accordi che ha firmato», puntando al contempo il dito in direzione dell'esecutivo. «Da parte del governo mancano vigilanza e strategia ed è un elemento negativo che ha risvolti sull'occupazione e sul rispetto degli accordi», aggiunge la leader sindacale. Di comunicazione «grave, inopportuna e sbagliata» parla infine il segretario generale Uilm, Rocco Palombella, secondo cui «non si era mai verificato prima che a pochi mesi dall'acquisizione un'azienda facesse ricorso alla cassa integrazione ordinaria». ArcelorMittal, dal canto suo, conferma il proprio impegno su tutti gli interventi previsti per rispettare il piano industriale e ambientale, al termine del quale - grazie a un investimento da più di 2,4 miliardi di euro - Taranto diventerà «il polo siderurgico integrato più avanzato e sostenibile d'Italia». Ma evidenzia anche come il comparto, a livello continentale, stia soffrendo una situazione economica che nei mesi scorsi è andata continuamente peggiorando. Per quanto riguarda l'Italia, in particolare, l'azienda osserva in una nota come, accanto alla riduzione della domanda, si sia registrato un aumento senza precedenti delle importazioni da Paesi terzi. Nei primi quattro mesi del 2019, l'import di prodotti da coils e lamiere è infatti aumentato del 51% rispetto allo stesso periodo del 2018. Anno, quest'ultimo, già di per sé da record sotto questo punto di vista.

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