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Il Papa chiede perdono ai rom: anche noi vi abbiamo perseguitato

La visita di papa Francesco in Romania (LaPresse)

Davide Di Santo
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Se la Festa della Repubblica diventa un dibattito sui rom, dalla Romania, al suo ultimo appuntamento prima di ripartire per Roma, Papa Francesco chiede perdono per le discriminazioni, le segregazioni, i maltrattamenti subiti dalle popolazioni nomadi.  «Nel cuore porto un peso», confessa il Pontefice, ammettendo che i cattolici non sono stati estranei, nei secoli, a tanto male inflitto. Ma non si può essere cristiani e non si può essere neanche umani, avverte, se non sappiamo vedere la persona prima delle sue azioni, «prima dei nostri giudizi e pregiudizi». «Quante volte giudichiamo in modo avventato, con parole che feriscono, con atteggiamenti che seminano odio e creano distanze! - aggiunge - Quando qualcuno viene lasciato indietro, la famiglia umana non cammina». Bergoglio si rivolge alla comunità nel Barbu Lautaru di Blaj e domanda perdono in nome della Chiesa per quando, nel corso della storia, «vi abbiamo discriminato, maltrattato o guardato in maniera sbagliata, con lo sguardo di Caino invece che con quello di Abele, e non siamo stati capaci di riconoscervi, apprezzarvi e difendervi nella vostra peculiarità. A Caino non importa il fratello. È nell'indifferenza che si alimentano pregiudizi e si fomentano rancori».

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