toghe e veleni
Inchieste ed esposti agitano la corsa alla Procura di Roma
Un fascicolo inviato dai magistrati di Perugia al Csm ha reso rovente la corsa alle poltrone della Procura di Roma, a cominciare da quella del successore di Giuseppe Pignatone. I pubblici ministeri umbri hanno infatti comunicato all’organo di autogoverno della magistratura l’esistenza di un’indagine a carico del sostituto procuratore capitolino Luca Palamara, accusato di corruzione nell’ambito di un filone d’inchiesta nato dal fascicolo su Pietro Amara, l’avvocato siracusano accusato di reati fiscali, depistaggi e di aver corrotto giudici e funzionari pubblici. Cinquant’anni, in magistratura dal 1996, Palamara è molto conosciuto nella Capitale. E non solo perché in passato è stato presidente dell’Associazione nazionale magistrati o componente del Consiglio superiore della magistratura. Palamara è l’esponente di punta della corrente centrista Unità per la costituzione ed è in corsa per uno dei due posti di procuratore aggiunto a Roma. Negli ultimi giorni (come anticipato da “Il Tempo”), è circolata la voce che Unicost avrebbe sostenuto l’attuale procuratore generale di Firenze Marcello Viola - candidato prescelto dalla corrente di destra Magistratura indipendente come nuovo procuratore capo della Capitale - in cambio dell’appoggio di Mi nella nomina di Palamara ad aggiunto. Nomina che a questo punto sembra sfumata. Da tempo infatti il pm di Unicost è al centro di un’indagine molto delicata. A occuparsene sono i magistrati perugini, che adesso hanno informato il Csm del loro lavoro. In realtà il fascicolo era nato tra Roma e Messina, ma visto che ha coinvolto un magistrato della Capitale, per competenza è finito in Umbria. Si tratta di un’inchiesta nata dal fascicolo che nel 2018 portò anche all’arresto dell’avvocato Pietro Amara e dell’imprenditore Fabrizio Centofanti. Ed è proprio il rapporto tra Centofanti e Palamara ad essere esaminato, già da mesi, dai pm che indagano per corruzione. "Apprendo dagli organi di stampa di essere indagato per un reato grave e infamante per la mia persona e per i ruoli da me ricoperti. Sto facendo chiedere alla Procura di Perugia di essere immediatamente interrogato perché voglio mettermi a disposizione per chiarire, nella sede competente a istruire i procedimenti, ogni questione che direttamente o indirettamente possa riguardare la mia persona", dice adesso Palamara. E aggiunge: "Mai, e sottolineo mai, baratterei il mio lavoro e la mia professione per alcunché e sono troppo rispettoso delle prerogative del Csm per permettermi di interferire sulle sue scelte e in particolare sulla scelta del procuratore di Roma e dei suoi aggiunti", ha dichiarato ancora Palamara. L’inchiesta perugina è finita nuovamente sotto i riflettori oggi mentre viene resa nota la notizia di un esposto firmato dal pm romano Stefano Fava, che denuncia presunte irregolarità commesse dall’ex Procuratore Giuseppe Pignatone e dal procuratore aggiunto Paolo Ielo proprio nella gestione dell’inchiesta su Amara. Nell’esposto viene sottolineato che Pignatone e Ielo non si sarebbero astenuti nel procedimento, nonostante i loro rispettivi fratelli, avessero lavorato in passato come consulenti per Amara (Roberto Pignatone) e per l’Eni (Domenico Ielo).