Altaforte fuori dal Salone, stand smantellato
Il sospetto dell'editore Polacchi: "Mi hanno cacciato per colpire Salvini...". E il vicepremier attacca: "Censura"
La casa editrice Altaforte non c'è, lo stand è stato smontato, ma domina ugualmente l'apertura del Salone del libro di Torino con le polemiche che continuano a infuriare e che sono state alimentate anche dalle parole del ministro dell'Interno, Matteo Salvini: "Siamo nel 2019 - ha detto il capo della Lega - e alla censura dei libri in base alle idee: non ha mai portato fortuna in passato il rogo dei libri. Alle idee si risponde, alla faccia dei democratici che decidono chi può andare al Salone e chi invece dev'essere escluso. Alle idee si ribatte con altre idee e se non si hanno idee, con urla, fischi e canti Bella ciao". Fuori dal Salone, il patron di Altaforte, Francesco Polacchi, ha esplicitamente collegato la sua esclusione al libro "Io sono Matteo Salvini" della giornalista Chiara Giannini, da lui appena pubblicato: "La pietra dello scandalo - ha affermato Polacchi - è il libro su Salvini, c'è un attacco al ministro dell'Interno che io comunque non voglio tirare per il bavero. Ci è stato revocato lo stand regolarmente acquistato, un fatto inaccettabile e per questo adiremo a vie legali". L'editore ha annunciato che il libro di Giannini sarà comunque presentato a Torino, sabato: non si conosce ancora dove. La 32esima edizione della kermesse ha preso il via con la presenza di Halina Birembaum, una delle ultime sopravvissute ad Auschwitz, intenzionata a disertare l'evento se fosse stata presente Altaforte. "Grazie per la decisione coraggiosa presa, che mi ha dato la possibilità di essere qui", ha detto. Al suo fianco il ministro della Cultura Alberto Bonisoli, la sindaca di Torino Chiara Appendino, il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e il direttore del Salone Nicola Lagioia. Accolta con una standing ovation nella Sala Oro dell'Oval del Lingotto, Birenbaum ha sottolineato: "Sono riuscita a sopravvivere e vedere un mondo diverso, non sarei qui se non avesse perso l'idea fascista, nazista del nuovo ordine in Europa". Bonisoli si è schierato a favore della decisione di escludere l'editore di estrema destra: "Mi fido della città di Torino. Se questa è la scelta sarà stata la cosa giusta". Il ministro ha assicurato anche di condividere "al 100 per cento la scelta di Appendino e Chiamparino di denunciare in Procura chi ha fatto apologia di fascismo".