Caso Siri, intercettazione depositata al Tribunale del Riesame
I magistrati della Procura hanno depositato un'informativa della Dia
Depositata presso il tribunale del Riesame di Roma l'intercettazione in cui Paolo Arata parla di una mazzetta al sottosegretario Armando Siri, consigliere economico del vicepremier Matteo Salvini. È proprio sull'informativa della Dia, risalente al 2018 e datata 29 marzo 2019, che si fonda l'accusa per corruzione contro il senatore leghista. I pm romani, Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi, chiedono quindi al tribunale di confermare il sequestro di cellulari e computer di Arata, già in possesso della magistratura da una settimana dopo le perquisizioni. Al momento, spiega Gaetano Scalise, il legale di Arata, «non abbiamo potuto visionare» gli atti, ma «resta ferma l'intenzione di sottoporre il mio assistito ad essere interrogato». La data, aggiunge l'avvocato, sarà «concordata» con il magistrato quando il fascicolo sarà consegnato alle parti. Secondo gli inquirenti Siri avrebbe ricevuto «indebitamente la promessa e/o la dazione di 30 mila euro da Paolo Arata», per inserire un emendamento che avrebbe favorito i finanziamenti sull'eolico alle società di Arata e Nicastri, quest'ultimo considerato 'rè dell'eolico, ritenuto vicino all'entourage del latitante Matteo Messina Denaro. In questo modo il sottosegretario si sarebbe «asservito - spiegano gli investigatori - l'esercizio delle sue funzioni e dei suoi poteri» per soddisfare interessi privati «tra l'altro proponendo e concordando con gli organi apicali dei ministeri competenti per materia, l'inserimento in provvedimenti normativi di competenza governativa di rango regolamentare e di iniziativa governativa di rango legislativo (Legge Mille proroghe, Legge di Stabilità, Legge di Semplificazione) ovvero proponendo emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il cosiddetto 'mini-eolicò». Per la procura, Siri è la chiave di Arata per arrivare ai luoghi di potere ma, stante anche il fatto che la norma che più interessava all'imprenditore non venne mai approvata, al momento non è dato sapere il reale peso politico che ebbe il rapporto tra i due. L'indagine partita dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, e dalla quale è arrivata a Roma la sola tranche che riguarda i rapporti tra Arata e Siri. Basta per far tremare il Carroccio e coinvolge, nel fascicolo siciliano, l'imprenditore Vito Nicastri, ritenuto dagli inquirenti vicino ad ambienti di mafia e attualmente ai domiciliari. Il senatore, dopo aver chiesto di esser sentito dai magistrati di Piazzale Clodio, ribadisce di «non sapere nulla di questa vicenda» e, mentre infuria la polemica politica, resta senza deleghe, sospese, in via cautelativa, dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli.