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Nave mercantile dirottata dai migranti. Il Viminale: "È un atto di pirateria"

Ora l'imbarcazione punta verso Malta. Intanto sulla vicenda Seawatch la Procura di Roma indaga per sequestro di persona

Carlo Antini
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La questione migranti torna prepotentemente in cima all'agenda italiana ed europea. Il mercantile Elhiblu I, con a bordo 108 persone salvate da un naufragio nello specchio d'acqua della Libia, a sei miglia da Tripoli ha deviato inaspettatamente verso il Nord. Il dirottamento sarebbe stato 'impostò dai migranti, che non volevano far ritorno nel Paese nordafricano. Non sono naufraghi, ma «pirati», sostiene lapidario il ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Il vicepremier brandisce in diretta Facebook dal suo ufficio del Viminale una cartina. La usa per indicare il punto in cui si trova la nave, quando è ancora a metà strada tra Lampedusa e Malta. «L'Italia scordatevela», avverte. Per lui, le operazioni di soccorso non c'entrano più: «Questa è la dimostrazione evidente che si tratta di traffico di esseri umani. Un atto di delinquenza, di criminalità organizzata. E le acque italiane sono precluse ai criminali», dice, scrivendo un enorme 'Nò sulla mappa con una Bic blu. Intanto, per lui, i guai giudiziari potrebbero non essere finiti. Perché la vicenda della Sea Watch rischia di trasformarsi in un nuovo caso Diciotti. A gennaio scorso la nave dell'ong tedesca, dopo aver soccorso in acque italiane 47 migranti, ha dovuto attendere per giorni prima di poter attraccare nel porto di Catania. Nel fascicolo della procura di Roma, le contestazioni si sono aggravate e nell'inchiesta contro ignoti - inizialmente aperta per omissione di atti di ufficio - si ipotizza, di nuovo, il reato di sequestro di persona. Saranno le procure siciliane a dover valutare se esistono gli estremi perché il dossier passi nelle mani del tribunale dei ministri. Sul fronte europeo, l'Unione decide di prolungare di sei mesi la missione Sophia, fino a settembre 2019, sospendendo però temporaneamente il dispiegamento dei mezzi di salvataggio al largo della Libia. E lascia irrisolto il nodo degli sbarchi. «L'operazione è navale. È chiaro che senza mezzi marittimi non potrà più eseguire efficacemente il suo mandato», osserva un funzionario europeo. Ma il Mediterraneo, senza navi di soccorso, rischia di diventare un cimitero ancora più affollato. A gennaio, la capitaneria di porto di Barcellona aveva negato a tre navi dell'Ong Proactiva Open Arms il permesso di lasciare il porto catalano per raggiungere il Mediterraneo Centrale e proseguire nell'attività di ricerca e soccorso delle vite dei naufraghi, in arrivo dalla Libia. Intervistato dalla tv spagnola laSexta, Papa Francesco è durissimo. Tenere ferme le navi è un'ingiustizia, afferma: «Perché lo fanno? Per farli annegare?».

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