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Imane Fadil negativa all'arsenico. Giallo sulla radioattività

Davide Di Santo
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La verità potrebbe arrivare dall'autopsia, prevista per mercoledì o giovedì in attesa dei risultati di analisi ancora in corso. Perché Imane Fadil è risultata negativa anche ai test sui veleni più comuni, in particolare l'arsenico. La modella 34enne, teste del processo Ruby morta - si ipotizza - per avvelenamento lo scorso 1 marzo all'Humanitas di Rozzano non aveva nemmeno la leptospirosi. È quanto emerge dalle cartelle cliniche in mano alla Procura di Milano che indaga per omicidio volontario. Le analisi per appurare al presenza di veleni sono state svolte dal Centro Antiveleni di Niguarda e per la leptospirosi dalla stessa Humanitas. A sostegno della tesi di un avvelenamento radioattivo in mano ai magistrati - che indagano per omicidio volontario - c'è l'esame di un laboratorio milanese che fornisce un "esito parziale" di un possibile cocktail di elementi radioattivi che la giovane avrebbe assunto. Mentre l'Irccs Maugeri di Pavia ha rilevato solo la presenza nel sangue di metalli dal momento che il centro "non identifica radionuclidi e non effettua misure di radioattività", ha spiegato la struttura sanitaria. E così, dopo aver escluso con analisi ad hoc il tumore, il lupus, la leptospirosi e la presenza di veleni comuni, ed avere accertato tracce - in concentrazione minima - di cobalto, cromo, nichel e molibdeno i medici sono chiamati a verificare l'ipotesi dell'avvelenamento radioattivo. A questo fine sarà effettuato il "carotaggio degli organi", tecnica di ultima generazione. Intanto il pubblico ministero ha ordinato all'obitorio milanese che lo ha in custodia di non mostrare neppure a parenti e amici il corpo della modella di origine marocchina morta il primo marzo. "Non farla vedere a nessuno", è la scritta che si legge sul fascicolo dell'obitorio, apposta da un funzionario del Comune. La disposizione dell'autorità giudiziaria è stata confermata da un addetto della struttura.

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