due anni dopo
Rigopiano, sette indagati. C'è anche l'ex prefetto di Pescara
Nuova indagine legata alla tragedia dell'hotel Rigopiano con 7 persone coinvolte tra le quali l'ex prefetto di Pescara Francesco Provolo e altri 6 funzionari della prefettura. Secondo quanto si apprende, i sette sono indagati, a vario titolo, per frode in processo penale e depistaggio, per aver nascosto agli inquirenti la chiamata arrivata la mattina del 18 gennaio 2017 con la quale il cameriere Gabriele D'Angelo, morto a seguito della slavina, chiedeva aiuto al centro di coordinamento soccorsi della prefettura. I sette hanno avuto notizia dell'indagine in corso ricevendo una richiesta di elezione di domicilio dai Carabinieri della Forestale che seguono le indagini coordinati dalla procura di Pescara. Nel fascicolo sono iscritti oltre a Provolo anche gli allora viceprefetti Salvatore Angieri e Sergio Mazzia e i dirigenti Ida De Cesaris, Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo e Daniela Acquaviva. Al centro dell'inchiesta il brogliaccio delle telefonate giunte al centralino della prefettura il giorno del disastro che conteneva in particolare quella di D'Angelo arrivata prima della tragedia. Quel brogliaccio, secondo l'ipotesi investigativa, sarebbe stato volutamente tenuto nascosto agli inquirenti della Squadra Mobile di Pescara. Il 17 gennaio 2017, quaranta persone, tra ospiti e personale dell'albergo Rigopiano, rimasero bloccate a causa della nevicata che rese impraticabili i 9 chilometri e 300 metri dell'unica strada che collegava la struttura al paese di Farindola: spaventate e infreddolite aspettavano da ore i soccorsi quando, il 18 gennaio, poco prima delle 17, la slavina distrusse tutto senza lasciar scampo, intrappolando, e uccidendo. Ventinove le vittime, mentre 11 persone vennero salvate dai soccorritori che lavorarono senza sosta per una settimana tra le macerie coperte di neve e ghiaccio.