risultati clamorosi
State attenti a quei vaccini. C'è tutto, non quel che serve
L’idea era nata durante la scorsa legislatura per i lavori della commissione parlamentare di inchiesta sull’uranio impoverito. Vero che i casi di malattia e morte di tanti nostri militari avevano relazione evidente con le condizioni di impiego sugli scenari delle missioni. Ma c'era anche un'altra condizione comune fra tutti quei casi: per essere inviati in Afghanistan piuttosto che in Libano o in Iraq e in tutti gli scenari delle missioni di pace, i nostri militari venivano sottoposti a una quantità impressionante di vaccinazioni. E a qualcuno - fra cui l'attuale presidente dell'ordine dei biologi (che allora era parlamentare) Vincenzo D'Anna era venuto un dubbio: non poteva essere anche in quelle vaccinazioni la causa dell'insorgenza di quei mali? Il dubbio dovrebbe essere la strada di indagine maestra per ogni uomo di scienza. In epoca di guerra di religione sulle vaccinazioni obbligatorie, anche quella semplice ipotesi da verificare sembrò scandalosa. Poco conta che D'Anna, come in genere tutti i biologi, non sia affatto un no vax. Anzi, era ed è convintissimo sulla utilità e l'efficacia dei vaccini. E in effetti l'indagine proposta non aveva caratteristiche ideologiche, ma lo scopo di escludere l'ipotesi ad esempio di una partita di vaccini non prodotta a regola d'arte. C'è voluto del bello e del buono per trovare qualcuno disposto ad effettuare quei controlli indipendenti sui vari lotti delle più comuni vaccinazioni. Ma alla fine qualcuno c'è stato. Ed alcuni laboratori indipendenti del Nord Est Italia per mesi e mesi hanno effettuato analisi e controanalisi di laboratorio, più volte ripetute su lotti diversi dello stesso vaccino quando insorgevano anomalie di qualsiasi tipo. In alcuni casi la prova scientifica ha dato l'esito che ci attenderebbe: vaccini prodotti a regola d'arte. In altri no. Per due di questi i risultati delle analisi biologico-genomiche (i cui referti sono in possesso de Il Tempo) sono stati clamorosi. E preoccupanti, perché i campioni prelevati da diversi lotti tutto sembravano meno che essere confezionati secondo le regole. In un caso, quello del vaccino da impiegare per morbillo, rosolia, parotite e varicella, si è rilevata la totale assenza degli antigeni del virus della rosolia. Quegli stessi lotti sarebbero quindi stati utilizzati per migliaia di vaccinazioni inutili, perché in assenza dell'antigene necessario chiunque sia stato vaccinato può prendersi la rosolia esattamente come non avesse mai visto un vaccino. Nel secondo referto di laboratorio analisi e contro analisi che riguardavano un vaccino multivalente per non contrarre fra l'altro difterite, tetano, pertosse ed epatite B, è stata rilevata la presenza di sostanze che non dovevano esserci (ad iniziare dal dna umano) e sia pure in dosi microscopiche potenzialmente dannose per la salute dell'uomo. Questi clamorosi risultati oltre ad essere pubblicati su riviste scientifiche internazionali, porteranno a un esposto che verrà presentato all'Agenzia italiana del Farmaco, alla sua madre europea Ema, ai nas dei carabinieri e alle competenti procure della Repubblica. Non essendo scienziati abbiamo chiesto quindi al presidente dell'ordine dei biologi, D'Anna, di spiegare in maniera comprensibile anche a tutti i consumatori il preoccupante risultato di quelle analisi. Il Tempo- Lei è presidente dei biologi italiani. Devo farle la domanda di rito: sarà mica uno di quegli estremisti no vax? D'Anna- Io? No, assolutamente. Come tutti i biologi credo nella utilità delle vaccinazioni, sono un pro-vax. E non è manco a tema l'utilità o meno dei vaccini in queste analisi di laboratorio. L'indagine è stata sulla qualità della realizzazione dei prodotti messi in commercio, non sull'efficacia o meno teorica del vaccino. Il Tempo- E i risultati di queste analisi quali sono stati? D'Anna- Hanno rilevato decine di impurità in più lotti. E al momento sono state individuate 43 sostanze improprie, nel senso che lì non si sarebbero dovute trovare. Il Tempo- Improprie? Cioè? D'Anna- Anticrittogamici, diserbanti, glisofato, antibiotici, antimalarici... Il Tempo- La fermo. Non sono uno scienziato. Se mi dice diserbanti capisco che non dovrebbero esserci. Ma se mi cita gli antibiotici, le chiedo perchè: non devono esserci in un vaccino? D'Anna- No, un antibiotico non deve stare in un vaccino. Un antimalarico neppure. Come un erbicida. Si è trovata alle analisi tutta una serie di inquinanti che lì non dovrebbero esserci.. Il Tempo-In quantità minuscole, spero... D'Anna- Certo, parliamo di nanogrammi, di nanoparticelle. Ma tenga presente che non si tratta di sostanze ingerite, ma iniettate, assorbite e in alcuni casi (ad esempio l'alluminio) non smaltibili. Ma non è nostro compito accertare né la nocività, né la tossicità dei materiali. Però da quelle analisi è venuto fuori altro. Come l'assenza del virus della rosolia, che in sé potrebbe configurare una frode in commercio, perché migliaia di bambini che si sono vaccinati con quel lotto non sarebbero coperti verso la rosolia. E poi sono state rilevate quantità improprie di dna fetale... Il Tempo- Dna fetale? D'Anna- Sì, perché i virus vengono fatti replicare per fare le dosi occorrenti su materiale fetale da aborto, oppure su uova di galline. Ed è per quello che trovi i diserbanti o il glisofato, gli anticrittogamici e gli antiparassitari... Il Tempo- Ma in un vaccino non dovrebbero esserci quelle tracce per quanto minuscole, no? D'Anna- Certo che non devono esserci... Il Tempo- E non c'è stato un esame pubblico di laboratorio su quelle dosi? D'Anna- Lei l'ha visto? Ne conosce i risultati? Purtroppo c'è una aporìa giuridica: i test sul prodotto finito non sono obbligatori per il produttore. Li dovrebbero fare le strutture statali che proteggono la salute dei cittadini. Ma io non le ho mai viste. Anche perché qualsiasi risultato è tenuto segreto un po' come la ricetta della Coca Cola, per evitare che qualche concorrente copi la formula industriale di produzione del vaccino. Il Tempo- Ma se nei laboratori di Stato fossero emersi i clamorosi risultati che stiamo citando, che cosa sarebbe accaduto? D'Anna- Avrebbero dovuto chiamarsi il produttore dei vaccini e chiedere spiegazioni. Certo dovrebbero chiedere come fanno ad esserci gli anticorpi della rosolia se non c'è l'antigene? Per quanto riguarda il vaccino per tetano, difterite etc... non sono stati trovati quattro distinti tossoidi (che sono antigeni proteici) come dovrebbe essere, ma una sola macromolecola fatta da queste quattro proteine denaturate (quelle del tetano, difterite, etc...) dalla presenza di un conservante come la formaldeide. Questa macromolecola precipita al fondo della provetta e attaccata con tripsina non risponde... Il Tempo- Qui seguirla diventa difficile. Vado al sodo: non dovrebbe accadere così in quei vaccini. Questo mi vuole dire? D'Anna- Esatto. Dovrebbero esserci le quattro proteine dei vaccini previsti che se attaccate con tripsina dovrebbero sciogliersi. Questo non accade, e quindi nella macromolecola non ci sono solo proteine. Faremo un esposto all'Aifa e all'Ema per capire se sono a conoscenza di queste cose. Il Tempo- Nei primi lotti di vaccini doveva esserci la rosolia e non c'è. E mi è chiara l'inutilità. Capisco meno le conseguenze della macromolecola in questi altri vaccini... D'Anna- Primo: anche tutto fosse lecito ed innocuo al minimo bisognerebbe informarne le autorità ed i cittadini che usano i vaccini. Secondo: in questi vaccini è stato riscontrato un numero significativo di peptidi (cioè frammenti corti di sequenze di aminoacidi) di origine batterica, probabilmente provenienti da batteri avventizi che contaminano le colture. A questi si aggiungono 65 sostanze chimiche contaminanti, 35% note, (finora abbiamo replicato i risultati su un solo lotto, l’unico disponibile tramite le farmacie su tutto il territorio italiano da oltre un anno), di cui 7 sono tossine chimiche, anche questi composti devono essere confermati nella struttura da uno studio con standard di controllo. Il Tempo- Quindi? D'Anna- Quindi bisogna che le agenzie ripetano queste analisi, facciano i controlli e rendano pubblici sia i risultati che il loro giudizio. Noi faremo la nostra parte. Ad esempio il prossimo 25 gennaio a Roma dove abbiamo organizzato un grande convegno dal titolo «Vaccinare in sicurezza» con la partecipazione di scienziati italiani, tra i quali Giulio Tarro da poco insignito negli Usa del premio di miglior virologo, e stranieri. Le analisi fatte serviranno anche ad alimentare il dibattito scientifico.