Si riapre il caso Orlandii: "Le ossa appartengono a una donna". Verifiche sul Dna
Un primo esame delle ossa trovate nella sede della Nunziatura apostolica di via Po a Roma, che hanno di fatto riaperto il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, confermerebbe che si tratta di un corpo di donna. L'evidenza emergerebbe dall'esame delle ossa del bacino ma non è esclusa l'ipotesi che le ossa possano appartenere a due persone diverse, anche se secondo quanto si apprende, la disposizione delle ossa sul terreno era tale da far pensare a quelle di un solo scheletro. I resti sono stati tutti repertati dai tecnici della Polizia scientifica della Questura di Roma. L'intervento della magistratura e delle autorità di polizia italiane è stato richiesto dalle autorità vaticane. Un sopralluogo è stato effettuato anche dal capo della Squadra mobile, Luigi Silipo, con i suoi collaboratori. LE INDAGINI - Ora la procura della capitale conferirà l'incarico ai consulenti per definire la datazione delle ossa, e questa operazione - si fa rilevare in ambienti degli investigatori - non sarà semplice. Si verificherà se procedere o meno anche a un'eventuale compatibilità con il Dna di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, le due ragazze scomparse a Roma nel 1983, in periodi diversi di quell'anno. Al momento - sottolineano dalla Squadra mobile - "non siamo noi a collegare le ossa ai nomi che sono circolati. Noi parliamo per ora di 'ritrovamento di ossa', e basta". "Siamo in attesa di avere ulteriori chiarimenti. Vorremmo capire quando le ossa sono state ritrovate, chi le ha ritrovate. Vogliamo essere informati passo passo e sapere per quale motivo il ritrovamento è stato immediatamente accostato ad Emanuela Orlandi". Lo afferma l'avvocato Laura Sgrò, una dei legali della famiglia di Emanuela Orlandi, la giovane cittadina vaticana scomparsa nel 1983, all'indomani della notizia del ritrovamento di alcune ossa in un edificio di proprietà del Vaticano e delle indagini della procura di Roma per omicidio. L'ISTANZA DELLA FAMIGLIA - "Stamattina depositiamo una istanza per potere essere informati: certo che ogni gesto, ogni situazione, ogni ritrovamento ci mette in giusto allarme. Qualsiasi cosa pur di sapere": lo ha detto stamattina al Gr1 Annamaria Bernardini De Pace, legale della famiglia Orlandi, dopo la notizia del ritrovamente, durante alcuni lavori di ristrutturazione di un locale annesso alla Nunziatura Apostolica in Italia, in Via Po 27 a Roma, sono stati rinvenuti alcuni frammenti ossei umani. La Procura della capitale procede per omicidio e ha disposto accertamenti per cercare di individuare a chi appartengano i resti. Chi indaga allo stato vuole accertare in via preliminare se possano essere compatibili o meno con quelle di Emanuela Orlandi o Mirella Gregori, le due sedicenni scomparse nell'83. La Polizia Scientifica e la Squadra Mobile di Roma sono state delegate a mettere in atto tutti gli accertamenti necessari per stabilire l'età, il sesso e la datazione della morte dei resti. L'ANALISI DEL DNA - Se si riuscirà ad estrarre il Dna dai resti trovati nella sede della nunziatura vaticana basteranno 7-10 giorni per capire se sono effettivamente quelli di Emanuela Orlandi. La stima è di Giovanni Arcudi, direttore della Medicina Legale dell'università Tor Vergata di Roma. In caso contrario, gli esami potrebbero richiedere tempi più lunghi. IL CASO ORLANDI - Con il ritrovamento di alcune ossa umane nella sede della Nunziatura in via Po si torna a parlare di Emanuela Orlandi, la 15enne cittadina vaticana, figlia di un commesso della Prefettura della Casa pontificia, scomparsa in circostanze misteriose il 22 giugno del 1983. La procura di Roma ha aperto un'inchiesta per omicidio per capire se questi resti abbiano a che fare con Emanuela o anche con Mirella Gregori, coetanea della Orlandi scomparsa improvvisamente il 7 maggio di quell'anno. Dal punto di vista penale, le indagini sulle due giovani sono state definitivamente archiviate dalla Corte di Cassazione nel maggio del 2017, come sollecitato dalla stessa procura. Nel settembre dello scorso anno, era circolata la notizia, sulla base di presunti documenti riservati vaticani, che EmanuelaOrlandi sarebbe rimasta in vita almeno fino al 1997, ma la Santa Sede aveva seccamente smentito.