Il gasdotto si farà, Conte: "Bloccarlo ha costi insostenibili"
Sulla procedura non sono emersi profili di illegittimità
Il Movimento 5 Stelle deve ingoiare un boccone amarissimo. Il gasdotto Tap non sarà fermato, con buona pace delle promesse fatte in campagna elettorale. Sulla procedura infatti "non sono emersi profili di illegittimità". A metterlo nero su bianco è il ministro dell'Ambiente Sergio Costa in una comunicazione al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il ministro sottolinea come la valutazione esuli "dal mio pensiero personale e dal mio convincimento politico, se l'opera sia giusta o no", ma questo non cambia la sostanza. Il lavoro dei tecnici del ministro sulla valutazione di impatto ambientale rilasciata dal precedente governo è durato ininterrottamente per più giorni, durante i quali sono state esaminate oltre mille pagine di documenti e c'è stata anche una nuova interlocuzione con Ispra su alcuni aspetti delle varie fasi della procedura. Costa sottolinea poi come si parli di "un procedimento già autorizzato e concluso nel 2014, su cui si è espresso il Consiglio di Stato con sentenza 1392 del 27 marzo 2017 confermandone definitivamente la legittimità". Una serie di considerazioni davanti alle quali il premier Giuseppe Conte non può fare altre che alzare le mani. "Gli accordi chiusi in passato ci conducono a una strada senza via di uscita – spiega - interrompere la realizzazione dell'opera comporterebbe costi insostenibili, pari a decine di miliardi di euro. Abbiamo fatto tutto quello che potevamo, non lasciando nulla di intentato. Ora però è arrivato il momento di operare le scelte necessarie e di metterci la faccia". Allo stesso tempo Conte promette "un'attenzione speciale alle comunità locali perché meritano tutto il sostegno da parte del Governo". A nulla quindi è valso l'ultimo tentativo del sindaco di Melendugno, Marco Potì, che a metà ottobre aveva portato al ministero nuove carte con la speranza di giungere alla revoca della autorizzazioni. Un punto di caduta della vicenda che fa andare su tutte le furie chi combatte la realizzazione dell'opera sul territorio pugliese. "Non potete nascondervi dietro una frase dicendo che le autorizzazioni date sono legittime, di fatto, scaricando le responsabilità ad altri. Se avete le palle come le stelle rimettete il vostro mandato! Dimettetevi!", tuona il portavoce 'No Tap' Gianluca Maggiore lasciando intendere che la protesta non si fermerà. Festeggia invece Matteo Salvini. "Avere l'energia che costerà meno a famiglie e imprese è fondamentale, quindi avanti coi lavori", argomenta il leader della Lega. Dello stesso tenore anche il commento di Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d'Italia parla di "buona notizia" ma, allo stesso tempo, si augura "che si possa rivedere il punto d'approdo del gasdotto, spostandolo da Melendugno in Salento a Brindisi, dove c'è lo snodo della dorsale Snam". Dalle opposizioni si spara a zero sul M5S. Per il capogruppo alla Camera di Forza Italia, Maria Stella Gelmini, i grillini hanno "preso in giro i cittadini" mentre dal Pd l'ex ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, parla ironicamente di "Ilva 2 la vendetta". Anche all'interno del Movimento stesso c'è chi non si esime dall'esternare il proprio mal di pancia. Sono i senatori Lello Ciampolillo e Saverio De Bonis e la deputata Sara Cunial che parlano di errori del ministro Costa in quanto "la mancata ottemperanza di alcune prescrizioni risulta evidente".