in trentino
Bomba carta nella sede della Lega. Salvini: "Cretini da galera"
Un boato butta giù dal letto la piccola cittadina di Ala, in provincia di Trento, nella notte tra il 12 e il 13 ottobre. Al risveglio, in via Nuova, ci sono frammenti di vetro ovunque e una scritta sul muro: 'Ancora fischia il vento'. Un ordigno rudimentale, una bomba carta, intorno alle 2.30 ha fatto saltare in aria la vetrina d'ingresso della sede della Lega che avrebbe ospitato, poche ore dopo, il vicepremier e leader del Carroccio Matteo Salvini. "Sono stati gli anarchici", commenta a caldo il ministro dell'Interno. Poi si corregge: "Chi muove le mani, prende a calci e tira bombe non è neanche un anarchico, è un cretino e un delinquente. Spero passino un po' di tempo in galera". E più tardi rincara la dose: "Li manderei al manicomio". Coglie l'occasione per tornare su una delle sue battaglie storiche: "Il Trentino più tranquillo passa anche dalla chiusura di alcuni centri sociali". E mentre una vecchia guardia della Lega, Roberto Calderoli, grida al terrorismo e mette in guardia dal rischio del ritorno agli anni di piombo, la solidarietà della politica è bipartisan. "Noi non saremo mai dalla parte delle bombe", commenta Emanuele Fiano, responsabile sicurezza del Pd, in una condanna all'attacco "tanto più forte quanto più forte è la nostra avversione alle idee della Lega". La battaglia politica, afferma, si fa "contrastando le idee che non condividiamo con idee e proposte migliori, sbugiardando le false promesse e i gravi errori, o i danni che si procurano al paese: mai con la violenza". "Pare che il gesto vile e ignobile sia opera di qualche gruppo anarchico tristemente noto ai trentini, che conosce solo la violenza per esprimere la sue idee", affermano il presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni e il senatore di FdI, Andrea de Bertoldi, che ricordano le interrogazioni depositate dai loro parlamentari "rimaste però senza risposta". La presidente del Senato, la forzista Elisabetta Casellati, parla di "lesione alla democrazia che garantisce il libero pensiero e le libere opinioni": "Chi non è in grado di reggere il confronto dentro la cornice democratica, si pone automaticamente fuori dall'argine di una sano, seppur articolato, dibattito politico". Il gesto, fa notare, "riguarda tutti i partiti perché tutti hanno diritto di parola ed espressione".