Senza medici e sovraffollato: il Pronto Soccorso è in emergenza
Le 844 astanterie degli ospedali italiani sempre più in agonia
Sono sempre più in emergenza gli 844 Pronto Soccorso italiani: le astanterie sono sovraffollate, ma le sale dei medici continuano a svuotarsi. Nell'intera penisola, infatti, «mancano del tutto all'appello più di mille medici di Pronto Soccorso», quantifica la Società italiana della medicina di emergenza urgenza (Simeu). E la carenza di camici bianchi rischia di far collassare proprio le 513 strutture di livello base più i 331 Dipartimenti d'emergenza e accettazione (Dea). Dove ogni anno «i medici di pronto soccorso degli ospedali pubblici nazionali effettuano 4 milioni e mezzo di visite in più rispetto agli standard nazionali, definiti dalle società scientifiche. Il 29% del totale delle visite mediche di pronto soccorso supera quindi il normale carico di lavoro dei professionisti dell'emergenza, secondo uno standard di prestazione, calcolato tenendo conto di quanto tempo in media è necessario dedicare a una visita completa: ogni medico dovrebbe eseguire ogni anno al massimo 3.000 visite mediche, che invece sfiorano i 4.000 per ciascun professionista. Un fenomeno preoccupante- avverte la Simeu- che è la prima conseguenza della carenza di personale: i medici a tempo indeterminato nei Pronto soccorso italiani sono 5.800 mentre, in base alle piante organiche delle aziende sanitarie, ne servirebbero oltre 8.300; i precari sono circa 1.500». Per questi motivi servirebbe una sorta di spedizione dei mille camici bianchi, almeno per riuscire a tamponare l'emorragia diagnosticata dalla Simeu su un campione di circa 110 strutture di emergenza che rappresentano 6 milioni di accessi, circa un terzo del totale nazionale. I dati raccolti e l'analisi del fenomeno sono stati presentati durante l'Accademia dei Direttori 2018. «Si tratta di una situazione di grave sofferenza del servizio pubblico che mette in serio pericolo la qualità delle cure ai cittadini e a cui è necessario trovare rapidamente una soluzione: quest'anno le borse di specializzazione a disposizione per la medicina di emergenza-urgenza sono aumentate di circa il 40% rispetto lo scorso anno – spiega Francesco Rocco Pugliese, presidente nazionale Simeu – ma parallelamente è aumentato anche il fabbisogno di medici indicato dalla Conferenza Stato Regioni, che passa da circa 300 a 400 medici su tutto il territorio nazionale. L'aumento dei posti in specialità quindi, pur restando un buon segnale di attenzione da parte del governo e delle regioni, non è ancora una risposta sufficiente al bisogno di salute dei cittadini. La grave carenza dei medici nei Pronto soccorso italiani è un'emergenza già oggi, mentre i nuovi posti in specialità offerti ora ricadranno sull'attività degli ospedali soltanto fra cinque anni. Sono necessari invece interventi rapidi per salvare l'emergenza del servizio sanitario nazionale». Una vera e propria urgenza per le strutture d'emergenza italiane, dunque, dove si effettuano complessivamente più di 24 milioni di visite ogni anno, con una media oraria di 2800 accessi. Una progressiva richiesta di soccorsi per la quale non bastano più né i circa 12 mila medici in organico, né i 25 mila infermieri, con le durate medie delle attese per i pazienti che continuano a crescere: fino a punte tra le 6 e le 12 ore nei piccoli ospedali e tra le 24 e le 72 ore nei grandi nosocomi. E, una volta completato l'iter di pronto soccorso, una media di tremila pazienti ogni giorno aspettano di essere ricoverati, spesso in barella, o sdraiati in corridoio su lettighe, come quantificato dalla Simeu in una rilevazione effettuata lo scorso anno. Secondo gli ultimi dati del Programma Nazionale Esiti, realizzato dall'agenzia Agenas, a Roma risultano i Pronto soccorso con la più alta percentuale di pazienti rimasti nella struttura d'emergenza per più di un intero giorno. Mentre nel resto d'Italia la media è sotto il 10% degli accessi, nella Capitale, invece, rasentano il 17% il Sant'Andrea, il San Filippo Neri e Tor Vergata, seguiti a ruota dal Pertini.