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Migranti clandestini, sindaco di Riace arrestato per favoreggiamento

Domenico Lucano accusato di organizzare matrimoni di comodo

Carlo Antini
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La prestigiosa rivista «Fortune» lo ha inserito fra i 50 uomini uomini più influenti del pianeta; l'esperienza d'integrazione inaugurata nel piccolo borgo calabrese di Riace, di cui è primo cittadino, ha richiamato giornalisti da tutto il mondo procurandogli consensi e qualche critica a seconda degli orientamenti politici. Dall'altare, Domenico Lucano, sindaco di un centro di 3.000 anime balzato agli onori della cronaca negli anni Settanta per il ritrovamento delle splendide statue bronzee di epoca magnogreca conservate nel museo archeologico di Reggio Calabria, finisce nella polvere. Da mesi nel mirino della Guardia di Finanza, questa mattina Mimmo Lucano ha sentito le Fiamme Gialle bussare alla sua porta per consegnargli l'ordinanza con cui il Gip del Tribunale di Locri gli impone gli arresti domiciliari. La procura aveva chiesto in tutto 14 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari ottenendo però solo quello a carica del sindaco ed un divieto di dimora per la sua compagna. Trentuno in tutto gli indagati. Due i filoni di inchiesta che hanno portato all'emissione del provvedimento a suo carico. Nel primo gli si imputa di aver violato le leggi sull'immigrazione, favorendo la presenza illegale di stranieri sul territorio nazionale, aggirando le leggi o forzandole, come, del resto, egli stesso dichiara apertamente nei colloqui intercettati. Una rivendicazione, quella di Lucano, davanti a leggi che definisce «balorde» e considera ingiuste, sentendosi perciò nel diritto di violarle, falsificando certificati e documenti per combinare matrimoni come quello di un uomo con la sorella al solo scopo di consentirgli di lasciare l'Etiopia per l'Italia. «Non è per imbrogliare» dice secondo quanto riportato nelle pagine dell'ordinanza, ma soltanto per aiutare persone «che hanno sofferto», spesso giovani donne provenienti dall'Africa, qualcuna delle quali costretta a prostituirsi. Meno nobili appaiono i motivi all'origine delle accuse mossegli nell'altro filone d'inchiesta, quello relativo alla gestione del servizio di raccolta dei rifiuti che avrebbe affidato a due cooperative in violazione delle norme sugli appalti. Completamente negative le valutazioni del Gip Vincenzo Toscano, infine, in merito ad un terzo filone investigativo, relativo alle ipotizzate malversazioni sui fondi destinati al piccolo comune del Reggino per i progetti finalizzati all'integrazione. Il giudice di garanzia accusa l'organo inquirente di aver commesso errori grossolani nel corso dell'indagine; parla sì di gestione «opaca» di quei soldi, ma segnala «marchiane inesattezze» nel lavoro di riscontro da parte degli investigatori che lo portano a negare l'arresto per i reati imputati in questa parte dell'inchiesta. La procura ha già annunciato il ricorso.Lucano è un personaggio, avversato o amato. Inneggia alla magistratura il ministero dell'Interno, Matteo Salvini, con lo schieramento di destra; difendono l'operato del sindaco la sinistra e molti intellettuali, come Roberto Saviano e lo scrittore calabrese Gioacchino Criaco; lo difende il presidente della Regione, Mario Oliverio. La rete ribolle di commenti. I calabresi si pronunciano pro o contro il sindaco, ma i post più numerosi sembrano essere di sostegno al suo lavoro, al «modello» incarnato da un paese spopolato, tornato a rivivere intorno ad antichi mestieri abbandonati, grazie agli immigrati che hanno riaperto le botteghe chiuse.

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