l'indagine
"Soldi all'Eliseo, pressing di Barbareschi"
Le pressioni di Luca Barbareschi e del genero Andrea Monorchio erano arrivate agli ex ministri Maria Elena Boschi e Carlo Padoan, fino all'ex premier Paolo Gentiloni. L'obiettivo, alla fine centrato, era quello di far stanziare un maxi finanziamento da 8 milioni di euro per salvare dal fallimento la società con la quale Barbareschi gestisce e dirige il teatro Eliseo, definito da Monorchio "un affare di famiglia". Il noto attore e l'altrettanto noto ex ragioniere generale dello Stato si sarebbero serviti del faccendiere Luigi Tivelli, che ama definirsi "il Coppi del lobbying", per intercedere presso alcuni funzionari del ministero dell'Economia e far inserire lo stanziamento nelle pieghe dei capitoli di bilancio della legge finanziaria licenziata ad aprile 2017. In cambio della sua attività (non regolamentata legalmente nel nostro Paese), il lobbista avrebbe ottenuto da Barbareschi la promessa di 70 mila euro e l'avvenuta assunzione di sua figlia all'Eliseo. Ora tutti e tre si ritrovano indagati per traffico di influenze illecite. La Procura di Roma, come anticipato da "Il Tempo", ha notificato una settimana fa l'avviso di conclusione delle indagini preliminari (anticamera della richiesta di rinvio a giudizio). L'inchiesta del pm Giuseppe Cascini (da 4 giorni approdato al Csm), fa luce su ciò che spesso avviene "all'ombra del Parlamento", nel processo amministrativo che porta i dirigenti ministeriali a confezionare i provvedimenti di legge. I carabinieri del nucleo investigativo di via In Selci, al comando del colonnello Lorenzo D'Aloia, si sono imbattuti quasi casualmente in questa vicenda, intercettando l'imprenditore Giandomenico Monorchio, figlio di Andrea, arrestato a ottobre 2016 nell'ambito dell'inchiesta sulla Tav Milano-Genova. In una telefonata del 5 aprile 2017 Tivelli dice a Monorchio (padre) di riferire a Barbareschi che, "per ottenere l’emendamento da lui tanto agognato, ha dovuto contattare i funzionari del ministero dell’Economia Antonio Malaschini e Francesca Quadri" e il capo di Gabinetto dei Beni culturali D'Andrea (non indagati, ndr). Il lobbista li definisce “uomini senza coraggio”, perché si sono "limitati a scrivere la norma". Il giorno dopo Tivelli ribadisce a Monorchio di aver parlato con la dirigente Quadri, "alla quale è stato consegnato un dossier sulla questione". Tivelli – si legge nell'informativa dei carabinieri del 4 settembre 2017 – "conferma, altresì, di aver dato precise indicazioni in merito al testo della norma con cui verrà concesso il finanziamento, e indica con precisione che lo stesso sarà inserito nel decreto legge relativo alla cosiddetta 'manovra aggiuntiva', licenziata nei successivi giorni, precisando che nel testo è previsto il finanziamento al teatro Eliseo di 4 milioni di euro all’anno". Poi spiega all'ex ragioniere generale dello Stato che contatterà Roberto Cerreto, capo dipartimento degli Affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei ministri, "definendolo un amico". Dopo che la norma viene confezionata dai funzionari ministeriali compiacenti, per essere operativa, necessita infatti della copertura finanziaria e dell'input del ministro all'Economia. Tivelli "consiglia a Monorchio di chiamare Padoan e Monorchio gli risponde che lo dirà a Paolo De Ioanna", visto che "sono amici anche a livello personale". È lui "il canale per ottenere un colloquio privato con il Ministro", precisano i carabinieri nell'informativa. Tuttavia, in una telefonata dell'8 aprile, l'ex ragioniere dello Stato "si chiede perché Padoan dovrebbe stare ad ascoltarlo: il Ministro ha bisogno di una contropartita politica, e quindi dovrebbe essere Dario Franceschini (a capo del Mibact, ndr) a chiamarlo per fargli fare la norma e per la copertura finanziaria". Il 13 aprile qualcosa si sblocca, ma non è sufficiente. Monorchio chiama Paolo De Ioanna e gli "riferisce che i due milioni e mezzo previsti per il finanziamento al teatro sono insufficienti a scongiurare il pericolo di un fallimento. Quindi, lo prega di farsi portavoce con il ministro Padoan per incrementare di un altro milione e mezzo l’importo già previsto". Il giorno dopo Monorchio chiama Barbareschi e lo aggiorna del fatto che "il finanziamento è stato portato a 4 milioni e che tale cifra sarebbe stata incrementata". Spiega al genero "che era stato ostacolato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, ma che Tivelli avrebbe contattato direttamente il capo Ufficio legislativo della Presidenza al fine di ottenere un finanziamento pluriennale". Per essere ancor più sicuri, il lobbista suggerisce a Monorchio "la necessità di esercitare pressione sul ministro Maria Elena Boschi, esortando Barbareschi ad inviare dal Ministro 'chi di dovere' per parlare con lei". Una volta confezionato "su misura" l'emendamento, occorre una sponda in Parlamento per presentarlo. Il 15 aprile Tivelli riferisce a Monorchio "di essersi confrontato con il relatore della commissione Bilancio e, poi, di aver parlato con Flavia Piccoli Nardelli", presidente della commissione Cultura alla Camera. Stando a un'altra intercettazione del 5 maggio, il lobbista e Barbareschi sarebbero andati di persona a Montecitorio per incontrare gli onorevoli del Pd Piccoli Nardelli e Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio alla Camera. Alla fine l'emendamento "ad personam" è stato approvato e la società di Barbareschi ha ottenuto il finanziamento da 8 milioni che voleva. A questo punto Tivelli passa all'incasso e insiste con Monorchio "per ottenere una congrua retribuzione per l’attività prestata, perché sostiene di non aver mai lavorato così tanto". "Precisa - si legge nell'informativa dei carabinieri - di aver svolto un lavoro simile solo per la “Game Net”, indicata come la terza società dei giochi che gestisce le slot machine. Dice di essersi adoperato per evitare che il Ministero delle Finanze avallasse l’aumento delle tasse per le società di giochi. Aggiunge, inoltre, che quando i Cinque Stelle lo hanno indicato come il 'lobbista della Camera', ha temuto che potesse emergere il ruolo che svolgeva con la Game Net (con cui aveva stipulato un contratto biennale), definendolo il maggior lavoro di lobbyng eseguito sino ad allora". Tivelli spiega a Monorchio il discorso che deve fare a Barbareschi: "Devi dì però, un po' lo devi pagare insomma, che quello è lavoro professionale il suo, quello c'ha lo studio, no?", definendosi scherzosamente il "Coppi del lobbyng". In un'altra comversazione Monorchio gli chiede "quanto deve essere un eventuale compenso per questo interessamento". Tivelli gli risponde che le "tariffe di lobbying sono molto alte, ma che lui si limiterà a chiedere somme dell'importo di alcune decine di migliaia di euro", concludendo che grazie a lui, è stato evitato "l'omicidio dell’Eliseo”.