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Ponte Morandi, la Commissione accusa Autostrade: "Conosceva il degrado e non ha provveduto"

Sul sito del Ministero dei Trasporti la relazione degli ispettori

Carlo Antini
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Al momento non c'è il nome del commissario o della società che ricostruirà il Ponte Morandi, ma il governo ha una certezza su chi sia il principale responsabile del disastro: Autostrade per l'Italia, che avrebbe ha «minimizzato o celato» la gravità della situazione. Oltre 40 giorni dopo il crollo di Genova, sono pesanti come macigni le conclusioni della relazione della commissione ispettiva del Mit, presieduta dall'ingegner Alfredo Principio Mortellaro. Un passaggio del lungo documento, in particolare, accusa con forza Aspi colpevole di non aver mai fatto «una analisi di sicurezza e una valutazione sismica del viadotto». E ancora: «La valutazione di sicurezza del viadotto Polcevera doveva essere conclusa entro il 31 marzo 2013. Ma tale documento non esiste». Secondo la Commissione del Ministero dei Trasporti, istituita dal ministro Toninelli il 14 agosto scorso, le misure adottate dal concessionario per la prevenzione «erano inappropriate e insufficienti considerata la gravità del problema». E sullo sfondo rimane un'ombra inquietante per tutto il sistema stradale italiano, perché dall'ultimo progetto dell'ottobre 2017 emergerebbe una «evidente incapacità da parte del Concessionario di gestire le problematiche connesse all'invecchiamento delle opere affidategli dalla Convenzione». Proprio per questo sarebbe servito per il capoluogo ligure un «provvedimento di messa in sicurezza improcrastinabile», in realtà mai avvenuto. La commissione ministeriale accusa Aspi anche di aver nascosto alle autorità di vigilanza le reali condizioni di usura del viadotto. In questo modo avrebbe spinto la Direzione generale per la vigilanza autostradale e il Comitato tecnico del provveditorato a esprimere «un parere contenuto in considerazioni fuorviate e fuorvianti». Dal canto suo Autostrade per l'Italia rigetta le conclusioni del Mit, definendole «mere ipotesi ancora integralmente da verificare e da dimostrare» e ribadendo come il proprio comportamento sia stato «sempre pienamente rispettoso della legge e totalmente trasparente». Ma tornando al Ponte Morandi quali sarebbero quindi le cause del crollo? L'ipotesi è più legata nella rottura di elementi strutturali, piuttosto che in quella dei famosi stralli. Di certo, secondo i commissari del Mit, sulle strutture in calcestruzzo «erano indispensabili da anni indagini dirette», un'esigenza nota ad Aspi, che però non le ha mai effettuate. E per quanto riguarda l'aspetto della manutenzione, tema molto caro al M5S anche in chiave legale, secondo la relazione pubblicata online sino al 1994 sono stati sostenuti prevalentemente costi strutturali. Dopodiché pare che non siano state effettuate spese sino al 2005. Addirittura sorprenderebbe la scelta di usare le auto in corsa «a loro insaputa come strumento per il monitoraggio dell'opera». Insomma, come scrive su Twitter Toninelli, la scelta del governo è di «fare chiarezza il prima possibile». In attesa che Genova volti pagina con un nuovo ponte (e un nuovo commissario).

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