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La mamma di Pamela Mastropietro in video: "Auguri a te"

Postato per il diciannovesimo compleanno della ragazza uccisa ad Ancona

Silvia Mancinelli
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La maglietta rosa con la foto di Pamela, la stessa che indossava il giorno del funerale, in sottofondo “Young hearts run free”, i giovani cuori corrono liberi. Alessandra Verni, la mamma della ragazza romana uccisa e fatta a pezzi nell'appartamento del nigeriano Innocent Oseghale, a Macerata, otto mesi fa, ha voluto fare gli auguri alla sua unica figlia per i 19 anni che avrebbe compiuto giovedì scorso. “Ciao amore - inizia a parlare la donna -, oggi avresti fatto 19 anni ma per colpa della disumanità di alcune persone che non ti hanno fermata, aiutata e per quelle che ti hanno massacrato, tu non sei qui a festeggiarlo con me. Diciannove anni fa, quando nascesti, vidi il paradiso. Persi così tanto sangue che svenni e mi ritrovai all'aldilà. Ed è tutto vero: ogni giorno mi dai la conferma che mi sei vicino. E per questo ti ringrazio e ringrazio Dio - dice, interrompendosi solo quando il dolore le impone una pausa -. Sei sempre stata speciale per me e continui ad esserlo perché sei il mio angelo”. La musica corre veloce, al contrario di quelle parole lente e pesanti come un macigno. Alessandra Verni è una mamma che non ha mai smesso di piangere, piccola eppure fortissima. “Non tutti hanno un angelo speciale - prosegue - Per i compleanni ti ho fatto sempre sorprese, nonostante tu non le volessi tanto, ma io ti sorprendevo sempre. Quindi oggi te ne ho voluta fare una, anche se piccola. Ci tenevo...Mi manchi, mi manca la parola mamma, mi mancano i tuoi abbracci, mi manchi tutta. Ma giuro che non mollo. Non mollo. Tanti auguri amore mio per i tuoi 19 anni terreni. Non potrai spegnere le candeline, ma io stasera come tutte le sere ti accenderò un cero e sai che significa? Che la luce di quella candela non si spegnerà mai perché è la luce della vita eterna e tu te la sei meritata. Alla faccia di chi ci vuole male. Ti amo amore e spero di rivederti presto. Ciao cucciola, tanti auguri”. Adesso Pamela Mastropietro corre libera, col suo cuore eternamente giovane, come cantava Candi Staton. Ma la dinamica e i protagonisti del suo omicidio, tra i più atroci degli ultimi anni, ancora non sono chiari. Appena un mese fa il ventinovenne in carcere per omicidio, vilipendio e distruzione di cadavere ha ammesso, davanti ai magistrati che lo hanno interrogato nuovamente nel carcere di Marino del Tronto, di esser stato lui a fare a pezzi il corpo di Pamela. “Ma lei era già morta di overdose", si è giustificato. La ragazza, fuggita dalla comunità di recupero dove era in cura, avrebbe perso la vita dopo avere assunto droga nel suo appartamento in via Spalato 124, almeno secondo quanto continua ad affermare Oseghale. "Sono stato io a farla a pezzi, ma quando era già morta - ha ribadito - è stata la droga a ucciderla. Ho provato a rianimarla, ma inutilmente". Preso dall'ansia, però, il nigeriano non ha chiamato i soccorsi, la polizia: non voleva che la sua compagna, con la quale aveva da poco avuto una bambina, scoprisse quanto era successo. Così "sono sceso per comprare un borsone in un negozio gestito da cinesi", ha acquistato due flaconi di candeggina in offerta nel vicino negozio di casalinghi, e si è richiuso alle spalle il portone con ancora il fiocco rosa appeso per compiere la mattanza. Pamela Mastropietro non aveva che diciotto anni.

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