Tredici migranti sbarcano dalla Diciotti
Quattro donne restano a bordo accanto ai parenti. Il ministro tratta con i Paesi extra-Ue: l'Albania ne accoglierà 20
La vicenda Diciotti sembra avviarsi ad una conclusione. Nella giornata di sabato c'è stato lo sbarco di alcuni dei migranti eritrei per motivi sanitari, assieme alla notizia che l'Albania - Paese che non fa parte dell'Ue e dal quale, in passato, sono arrivati parecchi migranti - accoglierà 20 persone che al momento sono a bordo della nave della Guardia costiera attraccata sul molo levante a Catania. "Noi non possiamo sostituire l'Europa, ma siamo sempre qui, dall'altra parte di quel mare dove, una volta, eravamo noi quegli eritrei che ora soffrono giorni e notti in mezzo al largo, nell'attesa che l'Europa si svegli!", scrive Ditmir Bushati, ministro per l'Europa e gli Affari Esteri dell'Albania. "Ieri l'Italia ci ha salvato - sottolinea il ministro - e oggi noi siamo pronti a dare una mano". Il capo della diplomazia italiana, Enzo Moavero Milanesi, ha ringraziato il suo collega di Tirana. Fonti dal Viminale fanno sapere che il governo italiano continua a lavorare alla ricerca di soluzioni, "nonostante il nostro Paese sia stato lasciato solo dall'Europa". Salvini e il governo stanno sondando la disponibilità ad accogliere gli immigrati sulla Diciotti da parte di alcuni Paesi che non fanno parte dell'Unione europea, definiti dal ministro "realtà più vicine a noi". "C'è un dialogo aperto anche con altre istituzioni", proseguono le fonti ministeriale, sottolineando che il principio, come ripetuto più volte da Salvini, "è che non paghino gli italiani". Nella giornata di sabato, indipendentemente da questo dialogo con altre capitali, le autorità per la sanità marittima hanno chiesto che scendessero dall'imbarcazione alcuni migranti. Questo sbarco è avvenuto senza che servisse un ok dal Viminale. All'inizio si è parlato di 16 persone da far scendere, poi 17. Però, al momento dell'effettivo sbarco per essere trasferiti in ambulanza, soltanto 6 uomini e 7 donne sono scesi. Quattro donne, infatti, hanno preferito stare accanto ai loro mariti. I profughi hanno casi di tubercolosi, ferite da armi da fuoco, segni di torture e forse anche di stupri. Ritornando al piano politico e diplomatico, Salvini ha ribadito che, sino a quando non si troverà una soluzione permanente a livello europeo, in sede di discussione di bilancio Ue "noi il voto non lo diamo", perché "non c'è più un governo schiavo, un governo complice". Salvini, martedì prossimo a Milano, potrebbe presentare un'alleanza per contrapporsi all'attuale gestione dell'Unione europea, sugellandola con un incontro con il premier ungherese Viktor Orban. A dire il vero, però, lo stesso Orban - contrariamente all'Albania - si è rifiutato di accogliere migranti dalla nave Diciotti, come gli era stato chiesto da Roma. E non al caso i parlamentari M5S hanno sottolineato, con una nota ufficiale, che l'incontro milanese è da considerare politico e non istituzionale. Ma Salvini sottolinea che con Orban la prospettiva è un'altra: con Budapest "c'è la condivisione di difendere le frontiere esterne". "Il problema è che i soldi che gli italiani e gli europei vengano usati per difendere le frontiere esterne - ha sottolineato Salvini -. Questo vale a Sud o a Est, e anche questo problema ce lo risolviamo da soli". Intanto, il Pd ribadisce di voler ascoltare direttamente il presidente del Consiglio Giuseppe Conte su questo episodio e, più in generale, sulla politica migratoria del governo. "Conte venga con urgenza alla Camera a riferire sulla vicenda della nave Diciotti", ha chiesto il capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio, rivolgendosi direttamente al presidente di Montecitorio Roberto Fico. Al molo di Catania nel corso della giornata è salita la tensione. Dopo lo sbarco dei migranti malati c'è stato uno scontro tra le forze dell'ordine e i manifestanti che protestavano al porto contro il blocco dei migranti e un poliziotto è rimasto ferito. L'agente è stato soccorso dai suoi colleghi e portato in un cellulare della polizia di stato per le prime cure.