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Le macerie sono ancora lì. Vergogna

Il sisma seminò morte e distruzione nel centro Italia. Rimosso solo il 40% di ciò che è crollato. Investiti 253 milioni

Silvia Mancinelli
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La lentezza, l'eccessiva burocrazia e i cumuli di macerie ancora troppo invadenti sono l'altra faccia del post sisma, quella sporca dietro alla più brillante fatta di speranza e inaugurazioni. A due anni dalla prima scossa del 24 agosto 2016 il cratere evolve a fatica, appesantito dalla zavorra della burocrazia. Le 150.500 tonnellate di macerie rimosse, insieme a 602 edifici, non sono che il 40% del totale: troppo poco, ancora, perché il centro Italia possa davvero iniziare a intravedere la rinascita. Tutto questo nonostante il lavoro estenuante di oltre 360 militari dell'Esercito con centinaia sono i mezzi speciali del Genio impiegati nei comuni di Arquata del Tronto, Castelsantangelo sul Nera, Visso, Sarnano e Montegallo, nelle Marche, di Amatrice e Accumoli, nel Lazio, e a Campotosto, in Abruzzo.  Settecento giorni e poco più sono d'altronde briciole rispetto alla devastazione lampo che si è concessa il bis massacrante due mesi più tardi. Impossibile dimenticare, guardare avanti fiduciosi, con i detriti alle spalle. La gente che non ha mai lasciato queste terre, i superstiti, gli unici rimasti in famiglie decimate, la notte appena passata si è raccolta con una fiaccolata prima e la veglia poi, fino allo scoccare delle 3,36, l'ora maledetta quando anche le lancette dell'orologio della torre civica di Amatrice si sono fermate per sempre. Il momento di preghiera e intimità è fondamentale per trovare un equilibrio che nel centro Italia pare non esserci più, con 93mila terremoti registrati a partire da quello di magnitudo 6.0 del 24 agosto di due anni fa. "Un numero mai riscontrato in Italia e che ha mobilizzato un'area di oltre mille chilometri quadrati - ha detto il presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni -. Di questi, nove sono stati di magnitudo superiore a 5, 67 compresi fra le magnitudo 4 e 5, e 1.142 fra 3 e 4”. Intanto lo Stato ha investito nell'area a cavallo tra il Lazio e le Marche 252,3 milioni, soldi al netto di quelli spesi per la prima emergenza, in parte già tramutati in progetti realizzati sul territorio. 190,3 milioni sono stati investiti per la ricostruzione pubblica: per le opere di urbanizzazione sono stanti stanziati 47 milioni per 3 interventi, 50 milioni per i 33 interventi sulle opere pubbliche. Per i 3 interventi sulle scuole l'investimento è stato di 20,7 milioni. 27,1 milioni sono invece serviti a finanziare 25 interventi nel settore dei beni culturali, 12,3 riguardano i 3 interventi previsti sulle caserme e 28,2 milioni sono invece i soldi utilizzati per i 38 interventi sul dissesto. 5,4 milioni, infine, sono destinati ad altri progetti. Per quanto riguarda invece la ricostruzione privata, sono state al momento presentate 476 domande per circa 52 milioni richiesti. 173 i cantieri e 537 casette Sae consegnate al comune di Amatrice, 200 a quello di Accumuli e 201 a quello di Arquata del Tronto. Sono invece 761 nel Lazio e 451 ad Arquata le persone che ancora usufruiscono del Cas, il contributo di autonoma sistemazione, mentre 55 continuano a vivere in hotel o in strutture predisposte ad hoc: 12 di Amatrice, 2 di Accumuli e 41 di Arquata del Tronto.

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