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Salvini sulla Diciotti: "I minori sbarchino". E a Fico: il ministro dell'Interno sono io

La procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta per sequestro di persona

Carlo Antini
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Il Viminale tiene in ostaggio la Diciotti, l'Italia e l'Europa. Dopo giorni di notti all'addiaccio e sotto la pioggia, per gli adulti a bordo attraccati nel porto di Catania non c'è ancora l'autorizzazione allo sbarco. Arriva invece per i 29 bambini, con un «passo in avanti» che il vicepremier decide di comunicare in diretta Facebook. «Nonostante l'Europa vigliacca, perché l'Italia ha un cuore grande», precisa. L'annuncio stacca di mezz'ora la rottura di un silenzio imbarazzante, quello del premier Giuseppe Conte, assente sulla vicenda per quasi una settimana. Il commento del presidente del Consiglio - affidato anch'esso a un post sui social - è del tutto in linea con la posizione del vicepremier: la colpa è dell'Europa. Che aveva accolto l'idea di una 'cabina di regià per gestire le emergenze degli sbarchi, ma che poi, alla prova dei fatti, latita: «Cosa aspettano a intervenire per operare la redistribuzione dei migranti? Ancora una volta l'Italia sta mostrando il suo volto umanitario, ma il prezzo non può essere rimanere abbandonata a se stessa», scrive Conte. La commissione europea però ha convocato per venerdì 24 agosto una riunione dei consiglieri per gli Affari europei dei Capi di Stato e di Governo di Italia, Francia, Germania, Austria, Spagna, Portogallo, Lussemburgo, Olanda, Belgio, Malta, Grecia e Irlanda a Bruxelles per concordare possibili soluzioni sulla questione dei porti di sbarco in esito alle missioni Sar. Nelle parole di Salvini c'è lo strappo istituzionale con il presidente della Camera, Roberto Fico, reo a suo avviso di aver espresso un giudizio a favore dello sbarco dei 177 a bordo della nave della Guardia Costiera: «Pensi a fare il presidente della Camera, il ministro dell'Interno sono io». E c'è l'attacco alla magistratura, alla procura di Agrigento che ha aperto un fascicolo contro ignoti per sequestro di persona: «Sono qua, non sono ignoto. Mi chiamo Matteo Salvini, sono ministro dell'Interno e sono stufo di vedere finti profughi in Italia. Gli sbarchi si sono ridotti di 32mila da quando sono al ministero, ma non mi basta. Le Ong hanno capito che per i taxisti del mare non è più aria. Ho le spalle larghe e penso di avere il sostegno della maggior parte dei cittadini italiani e degli immigrati regolari. Indagatemi, processatemi». Poi il vicepremier alza l'asticella. Sfida il Colle e persino il suo capo del governo: «Se vuole intervenire il presidente della Repubblica lo faccia. Se vuole intervenire il premier lo faccia. Ma per me l'Italia ha già dato. Se l'Europa non fa il suo dovere, per quanto mi riguarda le navi come arrivano possono tornare indietro». E, a parte i bambini, «dalla Diciotti col mio permesso non sbarca nessuno». Intanto il segretario del Pd Maurizio Martina, dal porto di Catania, attacca l'esecutivo: «Il presidente del Consiglio si limita a predicare propaganda con un post. Mi rivolgo a lui. Eserciti le sue funzioni e governi rispettando il diritto e la Costituzione. Disponga lo sbarco di queste 177 persone tenute in ostaggio. Non cerchi scuse che non ha». A Salvini risponde l'ex premier, Paolo Gentiloni: «Il ministro degli Interni non è al di sopra della legge, non guida il governo, non comanda la Guardia Costiera, non decide la grazia ai bambini e la condanna agli adulti. Diciotti una vergogna nazionale». Ma all'opposizione lo scontro a colpi di tweet non basta più. Il fondatore di Possibile Giuseppe Civati chiede le dimissioni del ministro dell'Interno e Riccardo Magi, segretario dei Radicali italiani, annuncia che, se la vicenda non si sbloccherà entro poche ore con lo sbarco di tutti i migranti, ha già pronto un esposto da presentare in Procura.

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