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Sul ponte il silenzio dei vip di sinistra

Da Vauro alla Mannoia fino a Saviano, l'intellighenzia democratica è in ferie. Sulla tragedia del viadotto solo commenti di circostanza. Oppure bocche cucite

Gaetano Mineo
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La cosiddetta sinistra intellettuale sembra essere in vacanza. Nella grande comunicazione, protagonista di questa tragedia genovese, poche tracce di chi è sempre in prima linea a dire la sua per essere della partita. E a tutti i costi. Poche tracce per quei sciacalli della politica (e non), pronti a cavalcare l'onda, a volte del dramma, per racimolare qualche consenso o punto di share. Forse, la risposta sta tutta in questi fischi che hanno accompagnato l'ingresso nei Padiglioni della Fiera di Genova di alcuni esponenti politici che in questi ultimi anni – a loro dire - hanno incarnato la sinistra, per l'appunto. In queste ore, l'ex ministro Carlo Calenda, fresco di tessera del Partito Democratico (e pare che se ne sia pentito), prova a dire la sua. «L'Italia è sempre con i nuovi. È il modo in cui rimuoviamo il passato, dimentichiamo le responsabilità e dimostriamo il nostro perenne scontento verso lo Stato. È accaduto con Renzi, sta accadendo con Di Maio e Salvini. Dura poco. La questione è organizzare un progetto alternativo». Ma non è troppo ottimista: «Siamo reduci da una disfatta elettorale dopo 5 anni di governo. Ci vorrà tempo. Speravo si potesse fare più rapidamente. Ma il Pd è ancora fermo a Renziani contro Antirenziani». Anche l'attacco del vicepremier, Luigi Di Maio, all'operato del Pd in merito a Autostrade per l'Italia, potrebbe dare anche un'altra chiave di lettura alla salute della cosiddetta sinistra intellettuale. D'altronde, più volte è emerso il modus operandi dei sedicenti democratici di sinistra che per garantire concessioni e privilegi agli amici degli amici hanno stuprato l'interesse collettivo. Sta di fatto, che anche i consueti artisti della sinistra intellettuale in questa occasione sono stati assenti dalla scena. Forse il tema della donna e della mafia fa più «audience» rispetto a un ponte che crolla spezzando oltre quaranta vite umane. Dell'attrice Luciana Littizzetto, per esempio, non c'è nessuna dichiarazione né politica, né umana. Come anche della brava e bella cantante Fiorella Mannoia, sempre pronta a tuonare contro il sistema e governanti. In politica, e non solo, l'arroganza non paga. Peggio quando è associata al malaffare: si trattasse di opere pubbliche, di gestione dei migranti, di banche, di gestione dei rifiuti, del territorio e via dicendo. Assordante pure il silenzio dell'artista Vauro, all'anagrafe Vauro Senesi. Non c'è traccia né della sua matita, né delle sue parole in merito alla tragedia del ponte. Stessa cosa dello scrittore Roberto Saviano che, invece, in questi giorni è impegnato in un sempre vivo scontro con il ministro leghista, Matteo Salvini. Forse il tema della donna e della mafia fa più «audience», ripetiamo scusandoci. E il dottore Gino Strada? Al momento è impegnato per il diciassettesimo incontro nazionale di Emergency in programma a Trento fra qualche settimana. Come è pure impegnato il «paperone» dei conduttori Rai, Fabio Fazio, nel preparare il nuovo programma televisivo. Insomma, sul crollo del ponte Morandi, la sinistra intellettuale ha fatto il minimo sindacale. Di certo, molti rispunteranno a dar fiato a quei movimenti in difesa del territorio e opposti alla realizzazione di grandi opere, a prescindere. Restando a Genova, basta ricordare tutte le protesta contro la realizzazione della Gronda che, a quanto pare, poteva evitare la tragedia genovese. Ma questa è un'altra storia.

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