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Il Pd delira: "I fischi? Fango su di noi"

Matteo Orfini

Per i vertici del partito la contestazione ai funerali è colpa delle "fake news"

Benedetto Antonelli
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I fischi a Maurizio Martina e a Roberta Pinotti ai funerali delle vittime del crollo del ponte Morandi hanno colpito il Pd. Soprattutto perché, negli stessi minuti, dalla stessa folla sono partiti gli applausi per i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Molti esponenti e simpatizzanti del partito hanno criticato le parole del premier Giuseppe Conte e dei due leader M5s e Lega, ma molti altri si interrogano su come sia potuto succedere che il sostegno al Pd raggiungesse un livello così basso. La risposta che arriva dal partito è sorprendente: è colpa della macchina del fango, delle fake news di chi si trova al governo. Ma c'è anche chi sceglie un'altra strada. Più combattiva. Stefano Esposito, ex senatore dem, rilancia: «In questa fase storica siamo percepiti come responsabili di tutto. Dobbiamo essere consapevoli che è cambiato il campo di gioco, le regole di prima non ci sono più. Serve combattere avendo chiaro che non è più calcio ma rugby. Basta piangerci addosso. #combattere». Ma la maggioranza dei compagni di partito la vede in un altro modo e continua ad attaccare a testa bassa il governo giallo-verde, confidando che l'opposizione dura metta prima o poi in crisi il rapporto positivo dell'attuale maggioranza con la maggioranza degli elettori: sono quelli che criticano senza mezzi termini le politiche dell'esecutivo e sottolineano le contraddizioni di M5s e Lega. Sono pochi quelli che ricorrono alla cruda analisi. Tra i primi c'è Michele Anzaldi, che denuncia: «Mai si era vista la claque politica alle esequie, con un gruppo organizzato che 24 ore prima dei funerali incontra a Viareggio il ministro dell'Interno Salvini e il giorno dopo corre a omaggiarlo a Genova con ovazioni e applausi». Simile è il ragionamento della deputata Debora Serracchiani: «Di Maio e Salvini hanno dato il peggio di loro stessi, sono stati la più meschina incarnazione delle istituzioni. Hanno cavalcato una tragedia come fosse uno show, hanno usato i funerali di Stato come set per farsi selfie e girare spot elettorali, hanno gettato in pasto ai media annunci a effetto che non si realizzeranno mai, hanno tirato fuori una manciata di milioni e tra due giorni Genova sarà sola. Pronti per un'altra emergenza tv». Anche la collega Raffaella Paita ritiene che quelle di Lega e M5S siano solo «chiacchiere valide solo per il web. Genova è vera non è virtuale. Serve unità , concretezza e rapidità. Ecco perché il governo dovrebbe obbligare autostrade a farsi carico di tutte le esigenze di questa città». A dire il vero, è proprio ciò che i partiti di governo hanno chiesto, e pretendono, dalla società di proprietà dei Benetton. Inutile, quindi, sperare in un'autocritica. Non ci riesce neanche il presidente del Pd Matteo Orfini, il quale ammette che di «errori ne sono stati fatti», ma allo stesso tempo individua il colpevole da combattere: «C'è chi sta alimentando un clima di violenza inaccettabile, rilanciando notizie false che diventano virali. È arrivato il momento di reagire alla fabbrica di fango, di provare a fermarla».

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