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Il ministro Savona indagato per usura bancaria

Il ministro Paolo Savona

L'inchiesta relativa ai parchi eolici coinvolge altre 22 persone. All'epoca dei fatti contestati il ministro era al vertice di Unicredit

Silvia Sfregola
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La tempesta Savona, in una estate che alterna cielo limpido e soleggiato ad acquazzoni improvvisi, torna a far tremare il governo giallo-verde. Il ministro per gli Affari europei è indagato in un'inchiesta, guidata dalla Procura di Campobasso, che lo vede coinvolto per il presunto reato di usura bancaria, risalente al periodo in cui era al vertice di Unicredit. A Savona e altre 22 persone è stata notificata l'iscrizione nel registro degli indagati: ci sono nomi eccellenti come Alessandro Profumo, oggi amministratore delegato di Leonardo, Fabio Gallia, attuale amministratore delegato e direttore generale di Cassa Depositi e Prestiti. I tassi definiti appunto 'usurai' sarebbero stati denunciati da una società che all'epoca dei fatti (2005-2013) realizzava parchi eolici. Un atto dovuto per la Procura che però, coinvolgendo Savona, diventa un terremoto. E non è il primo. Sulla sua figura, poco meno di due mesi fa, era saltato il governo guidato da Giuseppe Conte in cui figurava come ministro dell'Economia, portando al conseguente scontro istituzionale senza precedenti. Le sue 'idee' sull'Unione europea e la moneta unica, erano infatti inconciliabili con la guida del Mef, che la Lega voleva mettere nelle sue mani. Tanto da scontrarsi con il "poco gradito" del Quirinale. Oggi l'inchiesta tramortisce l'esecutivo, ma non gli fa perdere l'equilibrio. Dopo ore di silenzio arriva il primo atto a sua difesa. "Savona è un ministro importante del nostro governo: aspettiamo di capire di cosa si tratta" dice il sottosegretario Stefano Buffagni. E poi prosegue "nel contratto di governo abbiamo già previsto fattispecie di questo tipo: ministri eventualmente coinvolti devono informare tutto il Cdm e anche il Paese per fare valutazioni di merito". Il fedelissimo di Luigi Di Maio però mette le mani avanti: "E' necessario aspettare, non urlare a facili allarmismi. Chi sbaglia paga, non creiamo un giacobinismo inutile. Il codice etico lo abbiamo e lo rispettiamo". A stretto giro arriva poi lo stesso capo politico del Movimento 5Stelle a gettare acqua sul fuoco: "E' un'indagine che già conoscevamo. Si va avanti". A fare quadrato l'altro vicepremier, Matteo Salvini, tra i primi sponsor di Savona come ministro dell'Economia. Dimissioni di Savona? "Non ci penso neanche" replica. "Va bene tutto -aggiunge - potrà avere tanti difetti" ma il ministro "è uno di quelli che stimo di più. Spero che la giustizia faccia velocemente il suo corso, come si dice in questi casi. Credo che Savona sia una delle persone più pulite e corrette del nostro Paese". Insomma il titolare degli Affari europei non rischia la gogna perché, è il ragionamento che trapela dal governo, un'indagine aperta non si sposa di default con una condanna. Matteo Renzi però non ci sta e, ribadendo proprio questa linea, non può fare a meno di scagliarsi con i pentastellati: "Dico ad alta voce che Di Maio e i suoi devono vergognarsi. Per anni hanno massacrato persone e famiglie in nome di un giustizialismo vergognoso. Adesso usano la doppia morale".

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