il caso diciotti
Mattarella sblocca lo sbarco, sui profughi è scontro Salvini-Colle
Un braccio di ferro. Di più, un caso politico, e una nuova tensione istituzionale con il Colle che entra nella vicenda della Diciotti (la nave della Guardia Costiera con a bordo 67 migranti che ormai da un giorno staziona davanti al porto di Trapani) e a fine giornata sblocca una situazione surreale di impasse. "Sta per iniziare lo sbarco", dice in serata una nota ufficiale del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, mentre il ministro dell'Interno "si rammarica" per la decisione della procura di Trapani di non emettere alcun provvedimento restrittivo nei confronti dei due stranieri individuati sulla nave che sono comunque indagati per violenza privata, continuata e aggravata. Niente manette, quindi, per loro, come più volte aveva chiesto il capo del Viminale. Ma quello che non viene raccontato dalle note ufficiali è un vigoroso intervento del capo dello Stato che ha chiamato il premier, da una parte per informarsi ma dall'altra per sottolineare la delicata situazione che stanno vivendo i migranti sulla nave (soprattutto donne, bambini e malati) e quindi di fatto sollecitando lo sbarco. Una 'sollecitazione' dai profondi risvolti umanitari. "La pressione si è fatta più insistente con il passare delle ore", raccontano fonti della maggioranza. A quel punto il presidente del Consiglio chiama Salvini e Toninelli e "avvisa" che darà il via libera allo sbarco aggiungendo che "sono state completate le procedure di identificazione delle persone che erano a bordo, con particolare riguardo a quelle a cui risulterebbero imputabili le condotte che configurano ipotesi di reato". Questo il retroscena. Ciò che viene affidato alle note più o meno ufficiali è un Salvini "stupito" per l'intervento del Quirinale. Ma il galateo istituzionale gli impone di cambiare i toni e dire "a questo punto prima sbarcano e prima li identifichiamo". Quello che forse il numero uno degli Interno non ha considerato, è che Mattarella è il comandante in capo delle forze armate e certo non poteva ignorare questa circostanza che stava creando serio imbarazzo. Spinosa invece è la questione giuridica intorno alla Diciotti. Per due presunti responsabili dei disordini sul rimorchiatore Vos Thalassa che hanno portato all'intervento della Guardia costiera si profila l'accusa di violenza, minacce e dirottamente. E per il titolare del Viminale le cose stanno così: "Qua qualcuno prende in giro gli italiani. O gli immigrati che hanno aggredito e lo smentiscono e le autorità in caso di riammissione devono avvertire di conseguenza oppure ha mentito qualcuno che ha denunciato la violenza che non c'è stata. Se qualcuno ha mentito, deve pagare. Se sono stati gli immigrati, scendono in manette. Se sono stati gli armatori, pagano civilmente o penalmente ogni centesimo agli italiani". In soldoni, "voglio sapere se ci sono delinquenti a bordo". Ancora tensione, dunque, all'interno della maggioranza giallo-verde, con Toninelli che mediaticamente incassa e mostra di non avere conflittutalità con Salvini e un capo del Viminale che sembra procedere come un bulldozer. Tanto che, gira la situazione a suo favore e twitta: "Due indagati, scafisti individuati, tutti fermati e interrogati. E' finita la pacchia". E anche se non scendono con le manette, va bene lo stesso.