Pubblicità progresso
Lo spot Chicco e le culle della civiltà: ci salverà una réclame
E ora, beccatevi lo spot che invita a fare i figli. Sì, una rivoluzione. Dopo anni in cui, dai telefilm americani fino alle riviste patinate ci è arrivato un bombardamento di mamme e babbi single in carriera, donne quarantenni audaci ma sempre ben lontane dalla maternità (Sex and the city), ora piomba un minuto netto di pubblicità della Chicco in cui alla successione di amplessi, baci furiosamente appassionati, bollori incontrollabili fanno da sfondo parole esplicite: «Facciamo un altro Baby Boom. Facciamolo per l' Italia, facciamolo tutti, l' uno con l' altro. Sommiamoci, moltiplichiamoci all' infinito, facciamolo per amore, o semplicemente per il piacere di farlo. Facciamolo dovunque, ovunque, e comunque sia. Ma facciamolo, facciamolo per l' Italia. Perché in questo mondiale, i goal per l' Italia, li segniamo noi». Sì, perché al binomio calcio e sesso, stavolta, viene applicata una chiave di lettura diversa. Non più le meravigliose pin up che si accompagnano ai campioni dal conto a sei zeri, ma il modo in cui, da tifosi, sul divano di casa o dopo una serata al pub, auspicabilmente si festeggia una vittoria della Nazionale, facendo l' amore. Dunque, ragiona lo spot, anche se quest' anno l' Italia non è ai Mondiali, occorre darsi da fare lo stesso, perché «abbiamo bisogno di bambini», sì, «migliaia, milioni, trilioni di bambini, bambini che ci aiuteranno a crescere, portando l' Italia dov' è giusto che sia». E qui l' invito a darci dentro, con immagini assai esplicite, di coppie avvinghiate in ufficio, in automobile, sul bancone della cucina. Business is business, ed è chiaro che a quelli della Chicco interessa vendere il cavalluccio, le costruzioni e altra roba. Ma nei termini del contenuto, è una piccola rivincita. Negli anni la pubblicità si è spostata verso un'altra dimensione. Il Mulino Bianco, da metafora della famiglia patriarcale italiana, con il nonno che dettava bonariamente legge e i nipotini che scorrazzavano in giardino, è passato ad essere una specie di eremo del surreale abitato da un imbolsito Antonio Banderas che parla con una gallina. La Findus, in uno spot di cibi da preparare in padella, raffigurava il momento topico in cui una madre, tra una forchettata e l' altra, veniva resa edotta dal figlio maschio che quello seduto lì a tavola con loro non era un semplicemente un amico, ma il fidanzato. A contorno di tutto questo, poi, ci si sono messe le femministe, tipo l' ex presidente della Camera Laura Boldrini che una volta, intervenendo al convegno «Donne e Media» al Senato, ebbe a sostenere che «non può essere concepito normale uno spot in cui i bambini e il papà sono seduti e la mamma serve a tavola». E rimanendo in tema, che dire, poi, della retorica della sinistra? Sì allo ius soli, perché gli indici di natalità sono tutti verso il basso. Una sanatoria dell' anagrafe, tanti nuovi italiani e la statistica torna a sorridere come se il fattore culturale, civile, delle usanze, delle tradizioni non significasse nulla. Di fronte a tutto questo tornano utili le parole dell'indimenticata Ida Magli: «la morte dell' Italia è già in atto soprattutto per questo: perché nessuno combatte per farla vivere (...) stiamo morendo, nel tripudio generale, con una specie di "suicidio felicemente assistito"». Ecco che allora lo spot della Chicco è un sussulto dal sapore pop, sia per l' audacia delle immagini che per l' immediatezza del linguaggio. E poco importa se qualcuno, su Facebook, lo ha definito come una pubblicità in stile ventennio fascista (tanto per cambiare). Non sminuisce neanche quanti, sempre sui social, hanno criticato il filmato perché oggi fare un figlio è anche una questione di costi, e oggi c' è precarietà, difficoltà nel trovarsi una casa e nel mantenerla, ostacoli nel conciliare orari e necessità. Vera, quest' ultima notazione, ma le cose più belle, di solito, nascono dalle botte di sana follia.