Tragedia a Genova
Difendiamo l’agente che s’è difeso
È indagato per omicidio colposo per eccesso colposo nell'uso delle armi l'agente che domenica ha sparato e ucciso Jesus Jefferson Tomalà, un ventunenne ecuadoriano, nel suo palazzo a Genova. È un atto dovuto, in attesa dell’incarico al medico legale dell'autopsia e dei risultati della perizia balistica. Secondo la ricostruzione, la vittima avrebbe accoltellato l'agente in modo tale, per gli inquirenti, da poterlo uccidere. A chiamare i poliziotti era stata la madre del ragazzo al culmine dell’ennesima violenta lite con il figlio. All’arrivo degli agenti l’ecuadoriano, che pareva essersi calmato, ha invece aggredito con un coltello uno dei due poliziotti ed è morto, raggiunto da un colpo di pistola esploso dall’autista del capo pattuglia della volante del commissariato Cornigliano anche lui aggredito dalla vittima. Fuori pericolo il sovrintendente Paolo Petrella, ferito da alcune coltellate all’addome: «Non doveva succedere, potevamo salvarlo», ha commentato tra le lacrime ieri dall’ospedale San Martino, dove è ricoverato nel reparto di terapia sub-intensiva. Jesus Jefferson era «calmo», secondo la moglie che ora vuole giustizia. La stessa, tuttavia, domenica aveva lasciato la casa con la figlioletta di 2 mesi e proprio questo episodio avrebbe mandato in escandescenze il giovane. «Volete la verità? - ha scritto Nataly Giorgia Tamalà sul suo profilo Facebook - Mio marito aveva litigato con me e un po' con i fratelli. Ma era calmo. Non solo, mio marito poi è tornato a casa e si è addormentato. Dopo si è svegliato ed è andato in cucina a prendere un coltello. Il fratello, Santiago Tomalà Garcia, era lì presente e dopo è andato dalla madre a dire di chiamare me perché aveva bisogno... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI