il giallo della pakistana di brescia

Sana, da sgozzata a morta d'infarto: scarcerati padre e fratello

Silvia Sfregola

Sono stati liberati il padre e il fratello di Sana Cheema, la 25enne pakistana residente a Brescia trovata morta nel suo Stato di origine, nel Gujarat, apparentemente per aver rifiutato un matrimonio combinato dalla famiglia. «Intorno a mezzogiorno, ho chiamato il padre di Sana al cellulare: mi ha parlato al cellulare, è libero. Come può essere stato lui, se non è in prigione?», ha riferito Nasser, giovane tunisino che da un mese vive al primo piano della stessa palazzina della famiglia pakistana e che conosceva bene la giovane. L’uomo ha anche mostrato l’elenco delle chiamate, secondo quanto riferito da Brescia Oggi. Il segretario nazionale della comunità pakistana in Italia, intervenuto a una manifestazione a Brescia, ha confermato che il padre e il fratello sono liberi ma ha precisato che «è stata aperta un’inchiesta per capire cosa sia realmente successo». «Ci sono due versioni contrastanti, c’è chi dice che è stata uccisa ma altre fonti che è morta per un malore», ha spiegato, «in 48 ore aspettiamo di avere notizie certe», ha aggiunto. Il papà al telefono ha sostenuto che la figlia è morta per un malore e anche gli abitanti del villaggio della famiglia si sarebbero tutti schierati a difesa dei familiari di Sana. «L’ho sentito scosso e triste da quanto accaduto, e mi ha confermato che la figlia è morta a causa di un malore», ha dichiarato il vicino tunisino. Intanto la Farnesina sta seguendo da vicino, tramite l’ambasciata italiana a Islamabad, la vicenda della 25enne. L’ambasciata è impegnata ad acquisire informazioni dalle autorità locali per definire le circostanze del caso e prestare ogni assistenza che dovesse risultare necessaria.