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Papa Francesco prega per la Siria: "Stop allo sterminio". Il messaggio ai fedeli: "Dio sorprende, tu che fai?"

Silvia Sfregola
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La Siria, la Terra Santa, lo Yemen, il Medio Oriente e l'Africa, il Sud Sudan in particolare, poi la Corea, l'Ucraina e il Venezuela. E' a tutti questi Paesi che il Papa ha rivolto un pensiero di preghiera e speranza nel tradizionale messaggio pasquale che precede la benedizione Urbi et Orbi in piazza San Pietro, dove erano presenti oltre 80mila persone. "Noi oggi domandiamo frutti di pace per il mondo intero, a cominciare dall'amata e martoriata Siria, la cui popolazione è stremata da una guerra che non vede fine", ha detto Bergoglio chiedendo che "la luce di Cristo Risorto illumini le coscienze di tutti i responsabili politici e militari, affinché si ponga termine immediatamente allo sterminio in corso". "Riconciliazione" è invocata invece per la Terra Santa, "anche in questi giorni ferita da conflitti aperti che non risparmiano gli inermi" ma anche "per lo Yemen e per tutto il Medio Oriente, affinché il dialogo e il rispetto reciproco prevalgano sulle divisioni e sulla violenza". E ancora "frutti di speranza supplichiamo in questo giorno per quanti anelano a una vita più dignitosa, soprattutto in quelle parti del continente africano travagliate dalla fame, da conflitti endemici e dal terrorismo". In particolare, il Papa chiede che la pace del Risorto "risani le ferite nel Sud Sudan: apra i cuori al dialogo e alla comprensione reciproca. Non dimentichiamo le vittime di quel conflitto, soprattutto i bambini! Non manchi la solidarietà per le molte persone costrette ad abbandonare le proprie terre e private del minimo necessario per vivere". "Dialogo" è implorato per la penisola coreana, "perché i colloqui in corso promuovano l'armonia e la pacificazione della regione", pace "per l'Ucraina, affinché si rafforzino i passi in favore della concordia e siano facilitate le iniziative umanitarie di cui la popolazione necessita" e "consolazione" per il popolo venezuelano affinché "possa trovare la via giusta, pacifica e umana per uscire al più presto dalla crisi politica e umanitaria che lo attanaglia". Nella sua preghiera, il pontefice non dimentica "i bambini che, a causa delle guerre e della fame, crescono senza speranza, privi di educazione e di assistenza sanitaria" e gli anziani "scartati dalla cultura egoistica, che mette da parte chi non è 'produttivo'". Saggezza è invece il dono chiesto "per coloro che in tutto il mondo hanno responsabilità politiche, perché rispettino sempre la dignità umana, si adoperino con dedizione a servizio del bene comune e assicurino sviluppo e sicurezza ai propri cittadini". La Pasqua, ha detto Bergoglio nell'omelia a braccio della messa celebrata sul sagrato di piazza San Pietro, "è una sorpresa", perché "Gli annunci di Dio sono sempre sorprese". E "per dirlo un po' con il linguaggio dei giovani: la sorpresa è un colpo basso; tu non te lo aspetti. E Lui va e ti commuove". L'annuncio è dunque il primo dei tre concetti su cui il Pontefice invita a riflettere. Il secondo è la fretta: "Le sorprese di Dio ci mettono in cammino, subito, senza aspettare". La gente corre, dice il Papa che cita "la casalinga che lascia le patate nella pentola e le troverà bruciate, ma l'importante è andare". E c'è chi corre ma anche "uno che si prende un po' di tempo, non vuole rischiare. Ma il Signore è buono, lo aspetta con amore, è Tommaso - cita il Vangelo - Anche il Signore ha pazienza per coloro che non vanno così di fretta". Il terzo concetto è una domanda: "Ho il cuore aperto alle sorprese di Dio, sono capace di andare di fretta o sempre con quella cantilena: 'Ma, domani vedrò, domani, domani? .L'annuncio fatto sorpresa, la corsa-andare di fretta, e la domanda: E io, oggi, in questa Pasqua 2018, io che faccio? Tu, che fai?, è la domanda rivolta alla folla in piazza prima di un momento di riflessione.

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