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Torino, arrestato un italo-marocchino: "Ha scritto il primo testo dell'Isis in italiano"

Elmahdi Halili in un video diffuso dalla Polizia di Stato che documenta un arresto precedente a quello di oggi

Davide Di Santo
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Un italo-marocchino è stato arrestato questa mattina a Torino dalla Polizia al termine di un'indagine del nucleo antiterrorismo coordinata dalla procura del capoluogo piemontese. L'accusa è "partecipazione all'associazione terroristica dello Stato Islamico". A finire in manette è stato Elmahdi Halili, 23enne, considerato autore del primo testo di propaganda dell'Isis in italiano. Perquisizioni sono in corso da parte nel Nord Italia nei confronti di soggetti legati ad ambienti dell'estremismo islamico da parte della polizia. I 13 decreti di perquisizione sono scattati nell'ambito dell'indagine che ha portato in carcere l'italo-marocchino Elmahdi Halili a Milano, Napoli, Modena, Bergamo e Reggio Emilia. Nell'inchiesta sono coinvolti anche alcuni italiani convertiti all'Islam, oltre a cittadini di origine straniera. L'accusa ipotizzata è di aver svolto una campagna di radicalizzazione e proselitismo sul web. "Lo Stato islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare" è il titolo del primo testo di propaganda online dell'Isis​ scritto interamente in italiano,  e che recava la firma proprio di Halili Elmahdi che lo aveva diffuso attraverso una piattaforma web. Uno scritto che è finito dei nostri 007 tra la fine del 2014 e l'inizio del 2015, poco prima che il giovane residente a Lanzo finì coinvolto in un'inchiesta della Digos di Brescia, "Balkan Connection", per poi patteggiare una condanna a due anni per istigazione a delinquere con finalità di terrorismo. "Ho deciso di scrivere questo testo - scriveva Halili nell'introduzione - per cercare di presentare in modo riassuntivo una realtà di cui si parla molto: lo Stato Islamico che tutti conoscono attraverso i media accusatori ma non tramite i media degli accusati". A seguire, un pdf di 64 pagine zeppe di grafici, interviste e spiegazioni che elogiavano la vita sotto l'Isis in tutti quei territori dove, "grazie all'applicazione della Sharia e delle punizioni regolate dal Libro di Allah" si è instaurata una "reale sicurezza". "Sono fiero di andare in carcere per Allah", sono le prime parole di Halili entrando in manette in questura a Torino, secondo La Stampa. 

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