Scossone in Vaticano
Si dimette monsignor Viganò per lettera "tagliata" di Ratzinger
Il prefetto della Segreteria vaticana per la comunicazione, monsignor Dario Viganò si è dimesso per il caso della lettera di Benedetto XVI "corretta". "Rispetto la sua decisione e accolgo, non senza qualche fatica le dimissioni da prefetto", risponde così Papa Francesco a monsignor Dario Viganò che ha presentato le dimissioni da prefetto della segreteria per la Comunicazione. "Le chiedo di proseguire restando presso il Dicastero, nominandola come Assessore per il Dicastero della comunicazione per poter dare il suo contributo umano e professionale al nuovo Prefetto al progetto di riforma voluto dal Consiglio dei Cardinali, da me approvato e regolarmente condiviso". Fino alla nomina del nuovo Prefetto, la SPC sarà guidata dal Segretario del medesimo Dicastero,monsignor Lucio Adria’n Ruiz. "In questi ultimi giorni si sono sollevate molte polemiche circa il mio operato che, al di li delle intenzioni, destabilizza il complesso e grande lavoro di riforma che Lei mi ha affidato nel giugno del 2015 e che vede ora, grazie al contributo di moltissime persone a partire dal personale, compiere il tratto finale". Inizia così la lettera che monsignor Dario Viganò a inviato al Papa. "La ringrazio per l'accompagnamento paterno e saldo che mi ha offerto con generositi in questo tempo e per la rinnovata stima che ha voluto manifestarmi anche nel nostro ultimo incontro.Nel rispetto delle persone che con me hanno lavorato in questi anni e per evitare che la mia persona possa in qualche modo ritardare, danneggiare o addirittura bloccare quanto già stabilito del Motu Proprio L'attuale contesto comunicativo del 27 giugno 2015, e soprattutto, per l'amore alla Chiesa e a Lei Santo Padre, Le chiedo di accogliere il mio desiderio di farmi in disparte rendendomi, se Lei lo desidera, disponibile a collaborare in altre modalità". "In occasione degli auguri di Natale alla Curia nel 2016, - continua Viganò - Lei ricordava come "la riforma sarà efficace solo e unicamente se si attua con uomini "rinnpovati" e non semplicemente con "nuovi" uomini. Non basta accontentarsi di cambiare il personale, ma occorre portare i membri della Curia a rinnovarsi spiritualmente, umanamente e professionalmente. La riforma della Curia non si attua in nessun modo con il cambiamento delle persone - che senz'altro avviene e avverrà - ma con la conversione nelle persone". Credo che il "farmi in disparte" sia per me occasione feconda di rinnovamento o, ricordando l'incontro di Gesù) con Nicodemo (Gv 31,L), il tempo nel quale imparare a "rinascere dall'alto". Del resto non è la Chiesa dei ruoli che Lei ci ha insegnato ad amare e a vivere, ma quella del servizio, stile che da sempre ho cercato di vivere. Padre Santo, La ringrazio se vorri accogliere questo mio "farmi in disparte" perchè la Chiesa e il suo cammino possa riprendere con decisione guidata allo Spirito di Dio. Nel chiederle la sua benedizione, Le assicuro una preghiera per il suo ministero e per il cammino di riforma intrapreso".