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Per i bambini i soldi non danno la felicità

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Tra i più piccoli tramonta il rito della paghetta

Manuel Fondato
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I bambini in Italia oggi vivono in un contesto sociale caratterizzato, da un lato da incertezza economica e crisi occupazionale, dall'altro da una forte pressione al consumo e richiami mediatici che spesso associano alla felicità, alla ricchezza e all'acquisto di beni e servizi. E' quanto emerge dalla ricerca: “I soldi fanno la felicità? I bambini e il denaro in Italia”, a cura della prof.ssa Emanuela Rinaldi promossa da Orizzonti Tv, la prima web tv diretta da Paolo Grignaschi e dedicata all'educazione finanziaria con il sostegno di Federlus (Federazione BCC Lazio Umbria, Sardegna) e della cooperazione grazie al contributo di Fondosviluppo, i cui risultati sono stati presentati presso la Sala del Tempio di Adriano. Al convegno, moderato dal giornalista de La 7 Andrea Pancani, sono intervenuti, oltre a Grignaschi, il portavoce del ministro Padoan Roberto Basso, Magda Bianco della Banca d'Italia, Domenico Siclari della Presidenza del Consiglio e Beppe Ghisolfi presidente della Cassa di Risparmio di Fossano. Lo studio, ha evidenziato come valori come l'amicizia, l'affetto, la fiducia, stiano crescendo di importanza nelle nuove generazioni e, parallelamente, si stiano diffondendo nuove forme di economia che fanno leva proprio sugli asset della fiducia e della buona reputazione delle persone.  I bambini mostrano opinioni abbastanza precise sul valore del denaro, ritenuto importante da più della maggioranza del campione (59%) . Tuttavia, l'associazione tra i soldi e la felicità è decisamente più bassa, così come con l'amicizia (“I soldi danno la felicità”, vero solo per il 27% del campione ). Secondo l'indagine, che ha coinvolto 60 classi di alunni (divisi equamente tra classi 3°, 4° e 5° delle scuole primarie – per un totale di circa 1.300 alunni ), un altro dato molto importante è quello legato al rispetto. L'affermazione: “per diventare una persona rispettata da molta gente bisogna guadagnare molti soldi” è ritenuta abbastanza o completamente falsa da circa l'80% del campione. Di fatto, dalle interviste emerge come i bambini associno il rispetto alla serietà, alla lealtà e alla correttezza della persona, contrariamente a quanto rilevano gli studi sugli adulti. Le occasioni di scambio di denaro in famiglia sono piuttosto numerose, conformemente a quanto rilevato da studi passati, e cadono specialmente nel “compleanno o a Natale” per quasi 4 studenti su 10 (38%), è consolidata la pratica del denaro “on demand” (su richiesta, “ne chiedo quando ne ho bisogno”), mentre decisamente meno frequente è l'utilizzo della paghetta settimanale. Dallo studio, è emerso inoltre che la propensione al risparmio nel complesso è buona (dichiarano di cercare “di non far fare ai miei genitori spese inutili” spesso o sempre il 43% del campione e qualche volta il 29%). Un altro dato che emerge è come l'attenzione verso l'Altro nell'utilizzo dei soldi per fare i regali sia mediamente diffusa: lo fa qualche volta il 45%, a fronte di un 35% che non lo fa mai o raramente. Rispetto al mettere da parte i soldi, avviene per le persone a cui voglio bene  (22% “spesso” + ”sempre”) meno frequentemente rispetto al fare beneficienza (15% “spesso” + “sempre”). “Lavorando molto”, è stata la risposta alla domanda “Come si diventa ricchi?”, data dall'85% dei bambini coinvolti. Al secondo posto l'affermazione "risparmiando sempre” (68%),  terza “sposando una persona ricca” (vero per il 55% dei bambini, falso per il 35%, mentre il 10% non sa cosa rispondere). Un'evidenza preoccupante che emerge dalla ricerca, è legata all'istruzione. Di fatto, “studiare a lungo” è un fattore che consente di diventare ricchi solo secondo il 51% dei bambini, valore di poco superiore al vincere alla lotteria (46%). Un'altra statistica su cui riflettere riguarda il concetto di povertà, che appare un concetto di comprensione più difficile per i bambini. Dall'indagine, si nota come i fattori più legati a questa condizione siano “il lavoro”, come attività che il singolo individuo fa poco (causa interna – il “lavorare poco”- specialmente per i maschi ), il risparmiare poco e sprecare i soldi (73%), ma anche per cause esterne come il licenziamento o se i ladri rubano in casa (51%). Soddisfatto per la giornata Paolo Grignaschi: ”Questo progetto nasce da un incontro fortunato di Orizzonti tv con la professoressa Rinaldi che è la regista di questa ricerca, è lei che ci ha convinti a sostenerlo dettata e rivolta ai bambini che di solito non è il nostro target: Ci ha convinti con l' interdisciplinarietà trattandosi di un progetto in cui cooperano scienze diverse con l'ausilio di antropologi, sociologi, psicologi. Gli altri due fattori essenziali sono stati il carattere innovativo,e scientifico di questa ricerca”.

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