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Muore investito. Risarcita anche l'amante

La sentenza del Tribunale ha riconosciuto i danni a moglie e findanzata

Attilio Ievolella
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Ha perso la vita per salvare la sua compagna, con cui era fidanzato da pochi mesi. E quel rapporto, seppur solo alle prime fasi, è sufficiente per consentire alla donna di chiedere un risarcimento. A dirlo è stato il Tribunale di Vicenza, prendendo in esame una triste storia, cominciata l'11 novembre del 2016 con un incidente stradale. Quella sera la coppia – Antonio e Maria, entrambi nomi di fantasia – è a passeggiare in un piccolo paese della provincia di Vicenza, dopo avere cenato in una pizzeria. A un certo punto, sono le 21.30, i due decidono di attraversare la strada, utilizzando regolarmente le strisce pedonali, ma lui si accorge dell'arrivo improvviso di un'automobile – una Fiat Panda, guidata da una donna –, e compie un gesto eroico e d'amore: scaraventa la propria fidanzata verso il marciapiede, subendo il terribile impatto con la vettura, che lo trascina per diversi metri. Numerose e serie le lesioni riportate da Antonio. Le sue condizioni fisiche appaiono subito gravi. Così, diciotto giorni dopo l'incidente – e nonostante il ricovero all'ospedale di Vicenza –, la sua morte arriva come un evento purtroppo inevitabile, eppure capace di distruggere i suoi genitori e la sua fidanzata che con lui aveva immaginato di potere costruire una vita. A completare il quadro, infine, la moglie – Fabiola, altro nome di fantasia –, con cui però i rapporti, raccontano amici e parenti, paiono oramai non più solidi, nonostante un figlio. La complessa situazione familiare si trasferisce poi in un'aula del Tribunale di Vicenza, dove, pochi giorni fa, durante il processo all'automobilista, sia la moglie che la fidanzata chiedono di costituirsi parte civile per vedersi riconosciuto il diritto ad un risarcimento per i danni loro provocati dalla morte di Antonio. E qui il giudice decide di considerare rilevante non solo il rapporto coniugale ma anche il legame affettivo – seppur di pochi mesi – che Antonio aveva costruito con Maria: ciò significa che entrambe le donne possono chiedere un ristoro economico per la perdita. Su questo fronte sarà però necessario un nuovo processo, anche se le cifre in ballo sono praticamente già definite: circa 200mila euro per Maria, rappresentata dall'avvocato Daniele Accebbi, e circa 800mila euro per Fabiola, rappresentata dall'avvocato Marta Faccin. A sorprendere, però, è il valore riconosciuto in Tribunale a un rapporto nato da pochi mesi. A questo proposito, però, l'avvocato Accebbi ribatte subito: «Guardi, non c'è nulla di strano. La mia cliente non era l'amante di Antonio, bensì la sua compagna, la sua fidanzata, con cui esisteva un amore forte, anche se nato solo sette mesi prima dell'incidente. A testimoniarlo credo basti il gesto compiuto da Antonio, che ha dato la propria vita per salvare quella di Maria. Ecco, questo ci tengo a sottolinearlo: parliamo di una coppia solida, che passava tanto tempo assieme – non a caso lui aveva già presentato la fidanzata ai genitori e al figlio – e che aveva deciso anche di affrontare fianco a fianco un'iniziativa imprenditoriale».

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