Non fate Ambrogio Crespi un nuovo Enzo Tortora
Condannato a dodici anni , attende l'appello. Duecento giorni in cella per le accuse di uno psicopatico
L'inizio del suo calvario porta la data del 10 ottobre 2012, giorno in cui Ambrogio Crespi, regista e fratello di Luigi, ex sondaggista di Berlusconi, viene sbattuto in galera, prima a Regina Coeli e poi al carcere milanese di Opera. Dietro le sbarre resta 200 giorni, 65 dei quali in isolamento. L'accusa è tremenda: aver procacciato voti in ambienti 'ndranghetisti per farli confluire sull'ex assessore della Regione Lombardia Domenico Zambetti, candidato alle elezioni regionali del 2010. A tirarlo in ballo, però, è Eugenio Costantino, considerato un referente di alcune famiglie della 'ndrangheta lombarda, ma soprattutto millantatore reo confesso e compulsivo che una perizia psichiatrica descrive come una persona affetta da «disturbi istrionici e narcisistici». Sarebbe bastato questo per evitare l' inferno a Crespi. Non è bastato. L'8 febbraio 2017, infatti, Crespi viene incredibilmente condannato a 12 anni di reclusione. Come fosse un boss. E invece lui certi ambienti non li ha mai nemmeno sfiorati. Eppure, urlare la sua innocenza non serve, inutili risultano sit-in e flash-mod, e anche lo sciopero della fame di suo fratello. La famiglia lotta, pubblica in rete le carte del processo, perché nulla deve essere celato, perché non c'è niente di cui vergognarsi, perché Crespi è innocente. Innocenza su cui giura per primo Marco Pannella, e con lui l'ex segre taria del Partito Radicale Rita Bernardini, che si intestano la battaglia per tirare fuori di prigione Crespi, la cui vicenda viene definita «il nuovo caso Tortora». Anche sui social parte la battaglia per Crespi, con una campagna intitolata #CrespiLibero e #IoStoConAmbrogio. Mille persone aderiscono allo sciopero della fame e firmano una petizione per la sua liberazione... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI