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Macerata, è della romana Pamela Mastropietro il cadavere trovato in due valigie

La ragazza si era allontanata due giorni fa da una comunità di recupero. Fermato un nigeriano e un altro uomo di colore

Carlo Antini
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"Spero non sia così, spero non sia lei...": parole disperate, e riferite, di una madre che però sono naufragate di fronte all'evidenza dell'orrore: quel corpo senza vita, smembrato, i resti umani infilati in due trolley poi abbandonati nel fossato di una strada nella zona industriale di Pollenza, nel Maceratese, notati da un automobilista di passaggio, sono i resti di sua figlia 18enne, Pamela Mastropietro, romana, abitante in zona San Giovanni. L'identificazione è certa. La ragazza si era allontanata lunedì pomeriggio dalla comunità di recupero "Ars" di Corridonia, (Macerata), dove era ospite. Ed era andata via volontariamente, portandosi le sue cose nel proprio trolley, quello di colore rosso e blu. Uno dei due - si presume, a questo punto - in cui poi l'assassino o gli assassini hanno messo il suo corpo tagliato a pezzi. Dal momento del ritrovamento, grazie alla curiosità dell'automobilista di passaggio di fronte a quelle due valigie, è scattata la macchina delle indagini frenetiche dei carabinieri per identificare quel corpo di donna, e poi per cercare di ripercorrere all'indietro le ore trascorse dalla ragazza dal momento del suo allontanamento dalla comunità, se abbia visto o raggiunto qualcuno, se sia salita a bordo di un'auto o su un mezzo di trasporto pubblico con cui poi raggiungere un altro luogo, un altro alloggio. La scomparsa era stata subito segnalata alle autorità. Anche la trasmissione di Rai3 "Chi l'ha visto?" era stata interessata, con l'appello lanciato dalla mamma della ragazza. È in corso - riferiscono dal comando della Compagnia carabinieri di Macerata - un'attenta mappatura delle telecamere di videosorveglianza dell'intera zona, partendo appunto dalla casa di accoglienza e cercando di delineare un raggio sempre più largo che porti poi a ridosso delle campagne di Pollenza e Casette Verdini, la zona del ritrovamento. Telecamere di edifici pubblici, di attività e case private, di stazioni di servizio: tutte monitorate, i filmati vengono via acquisiti e si scandagliano le immagini per cercare di vedere la sagoma, la figura di Pamela con quel suo trolley. E con lei qualcos'altro o qualcun altro che possa servire a risolvere il giallo sull'omicidio e sul disprezzo per il cadavere. A coordinare le indagini è il sostituto Stefania Ciccioli, della procura di Macerata. Si sospetta che il delitto sia stato compiuto lo stesso lunedì, al più tardi martedì mattina, e che l'autore, o gli autori, abbiano atteso la notte per liberarsi dei resti umani. Nella convinzione di riuscire a eludere controlli o la presenza inopportuna di persone o auto di passaggio. Un particolare che ha colpito gli investigatori del Nucleo investigativo del Comando provinciale maceratese è il fatto che nelle valigie non c'erano vestiti e neanche tracce di sangue. Come di un'operazione meticolosa e accurata, da killer professionista o altro, nel sezionare e quindi infilare i resti umani nei due diversi contenitori. Anche se questo si scontra con il fatto che le valigie siano state abbandonate in un punto dove comunque sarebbero state visibili e così è stato in effetti. Una volta identificato il cadavere, agli investigatori è toccato il difficile compito di avvisare la famiglia della ragazza. La comunicazione è arrivata ai colleghi di Roma e da lì alla famiglia di Pamela. Intanto le forze dell'ordine hanno fermato tre persone sospettate dell'omicidio della ragazza. Si tratta di tre nigeriani, uno dei quali inquadrato anche da alcune telecamere di sicurezza.

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