Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Delitto Ladispoli, i periti: "Marco Vannini poteva essere salvato"

Marco Vannini

Il ventenne di Cerveteri morto per un'emorragia interna

Daniela Cursi
  • a
  • a
  • a

I 110 minuti di ritardo nel soccorso rivestono un ruolo causale diretto rispetto al decesso di Marco Vannini. A sostenerlo in tribunale è il consulente medico della procura che chiarisce: “La centrale operativa del 118 quando viene interpellata per un caso di ferimento d'arma da fuoco attribuisce automaticamente il codice rosso”. In questo caso, quindi, Marco sarebbe stato immediatamente portato al Policlinico Gemelli in eliambulanza invece di morire per emorragia interna dopo 110 minuti di agonia, senza ricevere immediato soccorso. Questo è l'esito di quella che doveva essere una normale, lieta serata in famiglia. Il 18 maggio 2015, in quella villetta dei Ciontoli a Ladispoli, in via De Gasperi, c'erano Antonio, la moglie Maria, i figli Martina (fidanzata di Marco Vannini) e Federico, quest'ultimo con la fidanzata, Viola Giorgini. Adesso l'intera famiglia Ciontoli si trova dietro alla sbarra con l'accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, mentre Viola potrebbe rispondere di omissione di soccorso. Per quanto riguarda l'esame autoptico, il consulente medico della procura riferisce che “il paziente aveva circa 3 litri di liquido ematico. Il proiettile è entrato da destra a sinistra, dall'alto in basso, da dietro in avanti”. Marco ha vissuto 3 ore prima di morire. Perché? “Il cuore - riferisce l'esperto in aula - è avvolto dal pericardio che è stato perforato dal passaggio del proiettile. Non avendo una particolare elasticità il pericardio tende a comprimere se arriva a un certo punto di tensione”. In poche parole, sembra che Marco Vannini sarebbe morto per arresto cardiaco a causa della compressione del pericardio, ma questo non è avvenuto. “È sopravvissuto - ha dichiarato il consulente medico - perché tutte le volte che si produceva una pressione sufficientemente intensa a livello di pericardio, il sangue si riversava sulle pleure attraverso i due fori (causati dal proiettile) mitigando questa ipertensione. Il paziente non è deceduto a causa dei danni del proiettile. Sembra un paziente esanguinato, è morto di emorragia interna”.

Dai blog